Licenzia qui, chiudi là…

Terra Lycos, il minestrone creato qualche anno fa dalla fusione di Terra, portale leader in lingua spagnola e Lycos, motore di ricerca allora sulla cresta dell’onda, ha dato la “bella” notizia di una riduzione del 10% del proprio personale spagnolo. Ennesima notizia triste per la Rete Europea, ennesimo punto interrogativo sulla strategia di Telefónica, nota agli italiani soprattutto come partner in fuga di Ipse 2000, il quinto vincitore della licenza UMTS in Italia, ormai in via di dismissione.

Se i sindacati spagnoli non esultano per la notizia, nemmeno i lavoratori ICT europei di tutta Europa hanno di che temere: Samsung chiude la fabbrica di Barcellona per spostarla nell’Est europeo, Alcatel CTI licenzia 450 persone nel solo 2004.

«Tira aria un po’ pesante, aria riciclata / Vien da destra aria da sinistra, già condizionata», come cantavano i Litfiba

Un cellulare via l’altro

Al CeBIT, una delle fiere più importanti del settore, la Nokia aveva lanciato solo un modello, il multimediale 7610: questo, a quanto pare, aveva creato un certo malumore tra gli investitori. Per recuperare la fiducia degli addetti ai lavori, ora il Ceo dell’azienda finlandese ha mollato la bomba: nel 2004 l’azienda proporrà 40 nuovi modelli di cellulari.

D’altra parte, Alcatel di modelli ne ha appena presentato una decina ed un altro operatore europeo, Sagem, non ha fatto mancare le sue proposte. Per non parlare degli altri produttori internazionali, che continuano a scaricare sul mercato decine di terminali, per la maggior parte dei casi variazioni sul tema design, più che grandi innovazioni tecnologiche.

Il dubbio sorge spontaneo: è vero che gli europei amano comunicare ed il GSM è uno strumento più che appropriato per esprimere questo “bisogno” così impellente. Ma perché non proporre qualcosa di veramente innovativo, invece di continuare a mescolare il minestrone aggiungendo qualche piccolo ingrediente ogni tanto? Alla faccia dell’UMTS.

Cittadini europei sballottati e poco convinti

La multa di 497,2 milioni di Euro inflitta dalla Commissione Europea a Microsoft è solo l’ultimo atto di una lunga serie di inchieste. Alcuni giornalisti valuta positivamente l’accaduto per il potenziale influsso sul mercato, altri lo vedono addirittura come il primo passo verso un non meglio identificato “pluralismo informatico”.

In ogni caso, la cifra è pari a solo l’1,6% del fatturato di Microsoft e probabilmente, ha notato il vicepresidente del gruppo, Brad Smith, la causa andrà così per le lunghe che anche nel caso in cui l’azienda dovesse effettivamente pagare, nel 2009 il mercato sarà chissà dove. Non a caso, Wall Street non si è nemmeno curata più di tanto della notizia.

Microsoft proporrà davvero una versione dei sistemi operativi della famiglia Windows senza il Media Player entro 90 giorni? Rilascerà tutte le informazioni necessarie ai concorrenti entro i 120 giorni previsti? La Commissione ci crede così tanto da considerare l’evento il grande passo per permettere ai consumatori di scegliere. Al contrario, Steve Ballmer cerca di convincere il mondo che sono proprio i consumatori a “perderci”.

Probabilmente, la verità sta nel mezzo. Lo status quo non può andare avanti. Ma quali sono le reali alternative?

Cattivo giornalismo: non notizie ed “invidie”

Ieri si parlava di cattiva informazione. Oggi apprendiamo che il fenomeno dei blog sta implodendo. Sembrerebbe «una febbre ormai passata». A questa conclusione giunge un imbarazzante articolo di una sedicente giornalista, Annalisa Sbrizzo. Non è la prima volta che su Infocity aspiranti giornalisti esultano per la (presunta) crisi del modello blog. Invidia? Paura?

Su Webmasterpoint.org, viene ripreso un articolo sulla stessa tonalità, sembrerebbe da TGcom. Anche qui, ci si pone “interessantissimi” come il domandarsi se si tratta di

«semplice battuta d’arresto da temporaneo inaridimento della vena poetica di romanzieri e scrittori in erba di tutto il mondo o drastico ridimensionamento di un fenomeno sovrastimato».

Altri invidiosi?

Ma non è l’unico caso di cattivo giornalismo su questa specie di “testata giornalistica” del gruppo Mediaset. In home page viene annunciato che è nei prossimi giorni sarà disponibile il suffisso .xxx per i domini a sfondo erotico. Nell’articolo si rettifica, sostenendo che saranno offerti dal primo maggio, se l’Icann li valuterà positivamente. Peccato che sul comunicato ufficiale dell’istituzione si parla semplicemente del fatto che inizieranno a maggio semmai inizieranno a vagliare la proposta della fantomatica International Foundation for Online Responsibility.

Proviamo a rivolgerci alle agenzie, allora. Si possono trovare perle come l’articolo di Reuters su Google che inizia con la significativa frase

«Il boom di Google è destinato a far cilecca ancora prima di essere innescato?»

e va avanti (mal tradotto) nel dimostrare il successo del motore di ricerca. Un altro esempio di “invidia”?

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: 10 anni inutili?

Negli ultimi giorni tutti i media Europei, con gli italiani in pole position, hanno abbondantemente speculato sul decimo anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Mentre hanno eco anche in Francia le imbarazzanti testimonianze false, le indagini sulla morte dei due sono avvolte nel mistero più cupo.

I due eroi sono stati un esempio, non c’è dubbio. Quello che brucia, è che nonostante gli ospedali, i libri ed i premi “istituzionali”, questo esempio venga spesso dimenticato. Ci vuole il Casini del momento per dire “Grazie” ai giornalisti. La Commissione parlamentare brancola nel buio, nonostante i proclami.

Verrebbe da scrivere che comunicare non è celebrare dei morti coraggiosi, ma dire – gridare, se necessario – la verità, quella verità che i morti in questione cercavano di svelare. Forse anche in questo post si sta facendo lo stesso errore: ma la rabbia è difficile da comunicare.

George Michael a tutto campo

Ad incarnare le perplessità politiche di molti europei ci pensa George Michael, in giro per l’Italia a presentare il nuovo disco, Patience. L’ex partner di Andrew Ridgeley nei Wham! ha discusso con i giornalisti di Blur, Berlusconi, Madrid. Ed è già la seconda volta che riempie i giornali di sé, in appena una settimana.

Georgios Kyriacos Panayiotou (questo il suo nome originale, di evidente origine greca) aveva appena una settimana fa suscitato qualche dubbio con l’idea di utilizzare il futuro “regalo” delle proprie canzoni come idea di lancio di un album in vendita. Certo, se farà davvero quanto promesso, l’industria musicale europea avrà un bell’esempio di un cantante “stufo di ricevere denaro”. Qualche dubbio, però, sorge dal contratto che l’esplosivo quarantenne ha firmato lo scorso novembre con la Sony. Cosa diranno i manager discografici quando (e se) vedranno le canzoni on line in cambio di donazioni benefiche?

Vivendi Universal tira a campare

Il logo di Vivendi UniversalPrendete telefonia, stampa e televisione a pagamento europee. Mischiatele con etichette discografiche mondiali, editori e case cinematografiche statunitensi. Cosa otterrete? Un gigante dei media di matrice europea? O una triste compagine che tira avanti a ridurre le perdite?Nel caso di Vivendi Universal, la sensazione è più la seconda. Da un bel po’ di tempo sull’orlo del fallimento, dopo aver giubilato il top management, il conglomerato franco-statunitense ha ridotto di molto le proprie ambizioni. Ha iniziato a vendere alcuni gioielli editoriali europei ed ora cerca di tornare a vedere risultati vagamente positivi: anzi, non troppo negativi. Di queste ore l’annuncio di una riduzione delle perdite per il 2003, anche se notevolmente superiore rispetto alle attese degli analisti.

La sensazione è che manchi una strategia di fondo. I buoni risultati derivano dalle attività telefoniche (Cegetel e soprattutto SFR), ma è triste vedere affondati nel marasma business importanti come Universal Music o Vivendi Universal Entertainment, per non parlare del gruppo Canal+, un tempo all’avanguardia nello scenario televisivo europeo, o Vivendi Universal Games, leader mondiale nella produzione di videogiochi.

L’ultima notizia di peso era stato l’accordo con General Electric per fondere le attività di Vivendi Universal Entertainment e quelle di NBC, noto network televisivo statunitense. Sempre se non consideriamo come rilevante il fatto che Vodafone (che ne controlla il 43,9%) abbia scoperto come Vivendi Universal stesse cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto di SFR e voglia perciò continuare le sue manovre per il takeover definitivo…

Microsoft: vittima o carnefice?

I governanti europei hanno approvato all’unanimità l’idea del commissario Europeo per la concorrenza di sanzioni milionarie per Microsoft, colpevole di aver abusato della propria posizione dominante nel campo dei lettori multimediali con la tecnologia Windows Media ed in particolare col Player. La storia si ripete: stavolta è Real a lamentarsi. Qualche anno fa il tormentone era stato quello dell’agonizzante Netscape, ex monopolista travolto dallo sviluppo di Microsoft Internet Explorer.

Non è difficile immaginare che la prossima sfida la lanceranno i produttori di instant messenger, visto che come è avvenuto nei due casi precedenti, Microsoft ha proposto MSN Messenger ed ha spazzato la concorrenza, imponendolo come standard mondiale: nulla hanno potuto fare attori pur storici del mercato come ICQ.

Come se non bastasse, negli scorsi giorni è stata avviata l’ennesima vicenda giudiziaria oltreoceano: cittadini ed aziende del Minnesota hanno avviato la prima mozione collettiva contro la società, stavolta colpevole di posizione dominante con Office.

Le notizie giudiziarie non bastano? No: Microsoft ha anche lanciato l’ennesima invettiva contro Lindows, non gradendo molto l’iniziativa Lin—ws.com.

Riusciremo mai ad ascoltare notizie che hanno a che fare con la tecnologia, non con i giudici e le autorità antitrust?

Qualcuna c’è: proprio oggi il gigante ha mostrato un gigantesco progetto pseudo-open source: sono ormai oltre un milione i membri della comunità che hanno avuto accesso ai codici sorgenti dei prodotti Microsoft.

Il cavo dimenticato

Da anni televisione e dati corrono sul cavo, negli Stati Uniti. In Europa, guardiamo sempre la fibra ottica con un che di sospetto. Si dice che l’Italia sia “troppo lunga” per essere cablata, che la Francia sia “troppo larga” e così via. Il Garante per le comunicazioni Enzo Cheli strombetta sul “successo della liberalizzazione” e non tiene in conto il ridicolo sviluppo della fibra ottica. Il Wall Street Journal ha svelato l’avvio delle trattative tra France Telecom e Vivendi salvo scoprire che si parla, tanto per cambiare, di ADSL.

L’unico operatore italiano, Fastweb, passa il tempo a litigare con Sky per la trasmissione del Grande Fratello. Eppure, poteva andare meglio: qualche anno fa il tanto citato progetto Socrates dell’allora SIP aveva disseminato kilometri e kilometri di fibre, mai utilizzate. Il Riformista ha oggi notato che ci sono dei timidi segnali di concorrenza nella televisione digitale: via ADSL, cosa credevate?

La “Lotta europea a falsari e pirati” va avanti

Così si chiama l’articolo tratto dal resoconto parlamentare di ieri, dopo che il Parlamento Europeo ha approvato la tanto temuta Direttiva su «Measures and procedures to ensure the enforcement of intellectual property rights». A poco sono valse le proteste dell’International Campaign for an Open Digital Environment (CODE): probabilmente, solo a rifocalizzare la portata del provvedimento sulle attività illegali commerciali, piuttosto che sulle responsabilità dei privati.

In senso opposto, nota Zeus News, va il Decreto Urbani: Pier Luigi Tolardo paventa addirittura un possibile processo presso la Corte di Giustizia Europea. Il che, non sarebbe male: almeno muoverebbe le coscienze. Lorenzo Campani ha riportato la notizia per cui la RIAA dovrà chiamare in giudizio i singoli cittadini che violano il copyright: i singoli utenti, per quanto grave possa essere (o meno) il loro comportamento, non sono un’associazione a delinquere. Nelle stesse ore, in Canada venivano date delle belle spallate alle leggi sul copyright.

Curiosare su chi-ha-votato-cosa mostra che gli schieramenti erano tutt’altro che compatti: se molti parlamentari italiani di sinistra hanno votato contro, il resto del Partito Socialista Europeo si è diviso sul provvedimento. Un centinaio di parlamentari hanno appoggiato gli emendamenti del verde Cappato.

Alla fine, per far passare il provvedimento sono bastati una cinquantina di voti in più. Aspettando il parere del Consiglio dei Ministri, la Commissione Europea applaude. Ciò che conta, probabilmente, saranno le adozioni negli Stati membri. A livello europeo, come sempre, le lobby hanno sempre la loro parte, nel bene e nel male.