Tutti a giocare a Pac Manhattan

Questo week-end tutti a Manhattan: l’Interactive Telecommunications Program dell’Università di New York ha lanciato un nuovo round di Pac Manhattan. L’idea è quella di ambientare “dal vivo” il celebre giochino che ha fatto la storia dei videogiochi negli anni Ottanta. Non tutti sembrano particolarmente attratti dall’idea, ma sembra un esperimento carino.

Il progetto, c’è da scommetterlo, perderà i crismi del “gioco da università” e si diffonderà in altre città, in giro per il mondo. Il software è open source, l’idea è un misto tra una “caccia al tesoro” da ACR e studi avanzati di Human Computer Interaction. Tanto per non farsi mancare niente, gli studenti di questa “versione analogica” del gioco (!) si sono dati anche dei punteggi.

Per chi non può fare un salto a Manhattan ad osservare gli universitari che corrono per i parchi e le vie della città, la consolazione sta nell’omonimo gioco (stavolta digitale) sviluppato da Ian Lindsey

Poker d’assi

Chi è?Il vecchietto qui a fianco è uno dei quattro grandi cronisti sportivi italiani: Sandro Ciotti, Nando Martellini, Enrico Ameri, Bruno Pizzul. Suggerimento: nei nostri ricordi comuni, probabilmente era quello coi capelli più neri…

In questi giorni di lutto per la morte di Martellini, tornano alla mente quelle di Ameri un mese fa e di Ciotti dell’estate scorsa. Ma il grande interrogato è proprio Bruno Pizzul, colui che ha raccolto l’eredità dei precedenti, di Martellini in particolare.

Un mese fa il Brunone nazionale discettava di Ameri come “un amico, più che un collega”, oggi persino il Corriere Canadese cita il suo ricordo commosso di Martellini, “amico, più che collega“. Forse, da quando è andato in pensione, ha finito la fantasia?

In Rete si trovano tante tracce del Pizzul pensiero: c’è persino un sito ufficiale ma non troppo, Soffriamo, che lo prende bonoriamente in giro. Godiamocelo, finché siamo in tempo. Se andrà via anche lui, non ci sarà un altro asso a parlarne così bene. Gli altri giornalisti sportivi sono occupati a fare macchiette promozionali travestite da benefiche sensibilizzazioni.

C’era una volta Clarence…

La storica foto di Gianluca Neri sulla copertina di Ed ora ne rimane ben poco, verrebbe da dire. Clarence, lo storico “wwworld apart” della Rete italiana, vaga ora come uno zombie sotto l’egida di Dada, la webcompany fiorentina che nel 2001 comprò il portale dai fondatori, che a loro volta l’avevano ricomprato dalla moribonda svedese Spray. Una storia societaria che passa anche attraverso l’euforia di inizio decennio e che si conclude con le insistenti voci di chiusura definitiva di qualche mese fa

Oggi Clarence è un “qualcosa” non meglio definito, che cerca di portare traffico ai siti di Dada e raccoglie materiali, soprattutto free, dalla Rete. Esempio squalliduccio la sezione Giochi, silloge dei soliti giochini virali che girano di e-mail in e-mail. Si capisce così l’amarezza del sempre brillante Gianluca Neri nel vedere il proprio figlio prediletto arrancare con gli “arraponi” (?) che oggi frequentano Clarence.

Clarence suona per Dada come un’occasione fallita. È impressionante vedere la differenza qualitativa tra il Clarence “vecchia maniera”, riconoscibile dalla vecchia grafica ed ancora (per poco?) rintracciabile grazie ai motori di ricerca (un esempio: Noia Portale) ed il portale attuale, parente nobile dei siti “solo link a dialer” che sono nati e cresciuti negli ultimi mesi. Un caso molto interessante anche perché, di fatto, era una delle poche comunità italiane veramente coese. Così coesa che, piano piano, è scivolata via, verso sponde (culturalmente) più floride

Mostruosamente profittevoli

La mascotte di MonsterQualcuno ha detto “Google è la Microsoft del Web”, spingendo questa immagine sino a teorizzare fusioni tra le due società. Qualcuno, poi, ha detto “Monster è la Google della ricerca del lavoro”. Il paragone, stavolta, è ancora più azzeccato. Sino a quando Google non lancerà il proprio servizio di ricerca di inserzioni / offerte di lavoro (manca tanto?), Monster Worldwide macina ricavi e per non farsi mancare niente si mangia in un boccone il principale concorrente europeo, JobPilot.

Su Monster, effettivamente, si trova di tutto. Si può cercare lavoro in tutto il mondo, persino in Iraq. Interessanti, le offerte di lavoro, irakene ma non troppo: sono fatte principalmente da aziende statunitensi. Ad esempio, ci si può specializzare in interrogatori (ma bisogna essere cittadini USA, peccato) oppure, se si ha una laurea in storia del Medioriente, si può lavorare come “Counterterrrorism Analyst” per Booz Allen Hamilton.

Non c’è granché da meravigliarsi in fatto di lavori dal sapore militare: nello shopping internazionale, Monster ha fiutato l’affare e si è comprato il sito da 3 milioni di iscritti Military.com: una comunità che macina utili e lancia persino un proprio programma di affiliazione…

Anche gli ingegneri aiutano i disabili a comunicare

C’è da ammettere che, in Italia, gli ingegneri sono abitualmente visti con un misto di sospetto e sufficienza: probabilmente, l’ottusità di alcuni rappresentanti delle vecchie generazioni ha creato questo luogo comune dell’ingegnere come cattivo comunicatore. In realtà, i giovani e le giovani ingegneri di oggi sono persone molto aperte agli stimoli esterni: ne sia esempio la Laurea in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione, recentemente inaugurata presso il Politecnico di Torino.

Anche un comunicato stampa di un altro Politecnico, quello di Milano, oggi parla di un nuovo link tra ingegneri e comunicazione: il Dipartimento di Bioingegneria lancia il progetto Whispers, dedicato alla comunicazione tra disabili e tecnologie elettroniche. L’idea di fondo, piuttosto innovativa, è quella di una «tastiera a modulazione respiratoria» che, connessa ad un computer o ad un dispositivo wireless, raccolga le modulazioni del respiro codificate in una sorta di codice Morse.

Non è la prima volta che il Dipartimento si apriva all’esterno: era già avvenuto con una collaborazione con l’Associazione Paraplegici lombarda. Ma, stavolta, l’iniziativa finanziata dal Fondo Sociale Europeo ha un che di speciale. Incrociamo le dita e tiriamo un sospiro (di sollievo).