Mollo per il porno

Da quando lo scorso sabato ha presentato le dimissioni, Michael Soden è diventato famoso ben più oltre che nei soliti circoli finanziari internazionali. Mezza Internet europea ha iniziato ad interrogarsi sulla necessità e sull’opportunità del gesto plateale, chiaramente ispirato ad un modello aziendale che nulla ha da invidiare ai regolamenti da stabilimento (indossate i guanti… la mascherina del saldatore è obbligatoria…) in voga da ormai almeno un centinaio d’anni.

Passare tutto il tempo deputato al lavoro per visitare siti porno o magari per chattare e scaricare MP3 è, ovviamente, poco lecito. Ma il troppo (poco) stroppia. Qualche anno fa i dipendenti della Rai scoprirono di non poter leggere le proprie e-mail dagli account personali dalla rete aziendale: dovevano a forza utilizzare l’e-mail aziendale. Interessante: virus e catene di Sant’Antonio non venivano più neutralizzate da innocenti Webmail di provider terzi, ma finivano dritte dritte nei PC degli utenti.

Probabilmente, dietro le dimissioni c’è qualcosa di ben più grosso: la coerenza di Soden nel rinunciare al suo lavoro da 1.3 milioni di Euro l’anno è apprezzabile, ma in Irlanda si sta alzando un polverone finanziario ben più pericoloso. Alla fine i mercati più che la “correttezza” del gesto hanno apprezzato le dimissioni di per sé, facendo lievitare il titolo della Bank of Ireland. Gli impiegati della Banca, invece, apprezzeranno poco il clima di polizia che si sta creando all’interno dell’azienda. Sembra inevitabile che altre gloriose istituzioni, finanziarie e non, seguano l’esempio. Dopo la caccia alle streghe, la caccia ai pornofili.