Buoni auspici, cattive amicizie

Questi ultimi giorni hanno visto numerosi protagonisti della Rete italiana interrogarsi sull’iniziativa PI Solido di Punto Informatico, il mensile cartaceo figlio del più noto quotidiano telematico italiano. Leggendo gli entusiasmi “paterni” di Mantellini da una parte e le perplessità da lettore smart di Moruzzi, ci si potrebbe interrogare sul fatto che stiano sfogliando lo stesso prodotto editoriale: i gusti sono sempre personali, ma quando divergono così tanto c’è da sospettare che esista una chiave di interpretativa più soft, non necessariamente più obiettiva, ma meno emotiva.

Proprio l’articolo di Mantellini, ad esempio, è tra le pagine più interessanti del primo numero. Altrettanto, probabilmente, si può dire dell’inchiesta di copertina, dedicata al duro mondo dei call center. Si può parlare bene anche dell’impaginazione: la grafica è interessante ed appare nettamente in contrasto con gli annunci pubblicitari dozzinali che inframmezzano gli articoli.

D’altra parte, è proprio la pubblicità che sostiene l’iniziativa editoriale, come già avviene per quella originale telematica. Se su quest’ultima, tuttavia, appaiono abitualmente gli annunci dei grandi vendor informatici e telematici (frequentissimi gli annunci di Microsoft ed NGI, ad esempio), Solido viene sostenuta da una serie di micro partner, per la gran parte provenienti dal mondo dell’hardware. I contenuti della rivista, al contrario, sono orientati verso i massimi sistemi, con ampie riflessioni sugli scenari e le dinamiche dell’informatica e soprattutto del Web.

Ha ragione Moruzzi, tuttavia, a prendere di mira articoli come quello sulla guerra dei motori di ricerca: il tono è degno di un quotidiano generalista, i contenuti sono a dir poco banali o arretrati. L’arretratezza si nota in più parti della rivista: un articolo squalliduccio sui gadget USB parla dell’imminente Natale (…) nonostante la rivista stia arrivando nelle nostre case molto dopo del previsto (novembre scorso, come era stato annunciato a luglio). In generale, sorge il dubbio che si voglia cercare di raggiungere troppi target contemporaneamente: dal lettore sprovveduto al super tecnologo, dal docente liceale all’esperto di open source.

Margini di miglioramento a parte, comunque, è un bene che Solido sia nata. Non si può che augurare a De Andreis e soci ogni in bocca al lupo per l’avventura: un mensile è già di per sé un lavoro impegnativo, ancor più quando vuol parlare di tecnologia. Speriamo solo che, appunto, scelga la sua strada e la persegua con coerenza, anche a costo di sacrificare un po’ di articoletti scritti da amici degli amici degli amici. 

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