La sofferenza continua a dare spettacolo

Al di là di ogni possibile giudizio (etico e morale) di merito, il caso di Terri Schiavo sta esageratamente sostenendo gli ascolti dei telegiornali europei, oltre a quelli americani: Beppe Grillo – un comico, una persona “normale”, non un santo – chiede di staccare la spina della TV, di far tacere per un attimo i media che strillano ogni particolare pulp per poterla far tornare la ragazza sconosciuta ai più che era prima della terribile lotta che va avanti da anni ed anni.

La difficoltà a giudicare “il caso umano”, però, non deve far dimenticare, con Vittorio Zucconi, che sì, la vicenda della bulimica Terri è triste, ma è solo l’apice politicizzato di qualcosa molto più grande di lei. I media utilizzano lei ed il marito come l’alfa e l’omega della santità e della perdizione, perdendo tutte le sfumature positive e negative di entrambi i personaggi. Il sito ufficiale continua a sputare anatemi e raccogliere l’enorme rassegna stampa sull’argomento.

Morirà presto, Terri. Moriranno presto, probabilmente, anche il Papa e Ranieri di Monaco. Ognuno di loro sarà santificato, perché il / la morente è una persona buona per principio. Le telecamere ci canteranno le lodi di questi personaggi mediatici mantenendo alto il loro ricordo. Poi si stuferanno, ed andranno a cercare altre notizie.

Buona Pasqua a tutti, anche al Papa

Quando qualche settimana fa il Papa è stato ricoverato per la prima volta al Gemelli, i media si sono scatenati nel sottolineare la “stranezza” di un ricovero per una banale influenza. I tedeschi, aveva notato Paolo Graziani sul suo blog, cercavano di “gridare la verità”, che il Papa (a causa del Morbo che lo affligge da anni) soffrisse molto di più del previsto.

Quando era riapparso dal balcone di Piazza San Pietro, la gente aveva tirato un sospiro di sollievo. Poi aveva bofonchiato un ringraziamento per essere venuti, suscitando le lacrime tra la folla. Il ritorno in ospedale, qualche giorno dopo, aveva nuovamente fatto preoccupare l’Italia, l’Europa, il Mondo. Un intervento chirurgico, settimane di convalescenza, il ritorno in Vaticano.

Durante la Celebrazione delle Palme, il Papa si era affacciato per pochi secondi, richiesto da veri e propri cori da stadio: d’altra parte, doveva essere un viatico alla Giornata della Gioventù e di persone giovani, nella Piazza, ce ne erano tante. Stavolta, poche lacrime, solo applausi interrogativi.

Oggi pare che il Papa si sia affacciato per una dozzina di minuti, senza parlare. Tentando di parlare, con tanto di microfono messo a massimo volume, senza riuscirci. Poche ore prima, la Rai, dopo aver deliziato gli italiani con una celebrazione evangelista svizzera della Pasqua (molto più vivace di quella cattolica, probabilmente), ha riproposto un collage di immagini melodrammatiche commentate da vecchi interventi del Papa. Stasera, un documentario sui quasi 30 anni di Pontificato, a mo’ di coccodrillo.

Ormai, la Chiesa ha una conduzione del tutto virtuale. L’immagine pubblica del Papa continua ad essere solida, ma il gioco rischia di rompersi. Un tempo era scontato che le encicliche venissero scritte da team di prelati e “presentate” dal Pontefice di turno. Poi il Papa polacco ha introdotto la novità dei libri – bestseller, ed è diventato acquisito che fossero dei giornalisti professionisti, come sempre accade nei casi di libri scritti da vip, a collaborare all’editing delle opere.

In queste settimane, anche i messaggi (e le celebrazioni) vengono pronunciati da cardinali e monsignori di fiducia. I media speculano sull’immagine di un Papa simbolo della sofferenza etc. etc. ed a noi umani resta il dubbio su cosa pensi davvero, quell’omino malridotto sempre vestito di bianco, mentre lo portano via con la sedia a rotelle. Ricorda un po’ Fidel Castro quando, dopo essere caduto, si era sottoposto all’intervento chirurgico senza anestesia: grandi vecchi chiamati a rappresentare regimi più grandi di loro, nonostante l’età e le malattie. Verrebbe voglia di leggere un intervento del Papa ospite da Personalità Confusa, che riesce a ritrarlo in maniera sempre divertente.

Cosa succederà quando il cervello del Papa deperirà del tutto? Il Papa verrà chiuso dentro ed esposto alla finestra solo sotto sedativi? Chi condurrà la Chiesa, prima ancora che il mini – Stato in cui regna? Rizzoli avrà ancora il coraggio di pubblicare libri, una volta strappato l’autore di culto (in tutti i sensi) a Mondadori? Cosa dovrà inventare, il marketing della Chiesa, per convincere i cattolici che è ancora il Papa a guidarli?

La SIAE alla frutta

Già non particolarmente amata (da nessuno), la SIAE è ultimamente al centro di attacchi da tutte le parti. Bisogna ammettere che la Società Italiana degli Autori ed Editori non brilli per trasparenza, ma effettivamente l’odio collettivo nei suoi confronti sta raggiungendo livelli di guardia, con seri rischi per il delicato tema del diritto d’autore in Italia.

Ormai l’organizzazione non viene biasimata più solo dai cittadini comuni: anche le Istituzioni ne diffidano e importanti organizzazioni ne chiedono la riforma. Dopo le insistenti richieste di commissariamento da parte dei Sindacati, ora è il turno dell’Associazione Sistemi e Supporti Multimediali (ASMI), che ha presentato un’azione legale contro la SIAE.

I numeri in gioco sono impressionanti: su un fatturato annuo di circa 700 milioni di Euro, la sconfitta legale con l’ASMI potrebbe provocare un ammanco di 70-80 milioni. Dall’altra parte, l’Associazione dei produttori reclama un crollo delle vendite del 40%, che viene legato al rincaro fino al 60% nel prezzo dei supporti multimediali, a causa dell'”ecquo compenso”.

Si tratta del balzello che, una SIAE ormai evidentemente alla frutta, ha negli anni introdotto e progressivamente reso più caro, facendolo incidere su ogni singola transazione: ogni disco venduto al cliente finale prevede infatti questo tipo di costo extra. Chissà come andrà a finire la faccenda… L’importante è che anche il diritto d’autore non finisca alla frutta!

Il sogno della Biblioteca Universale diventa digitale

Se ne parla dalla notte dei tempi. Se ne parla da sempre, prima nella cultura Europea e poi in quella d’Oltreoceano. Il sogno di una Biblioteca onnicomprensiva, il più possibile accessibile e consultabile, è quello che molti hanno intravisto anche in Google Print, l’ennesimo salto in avanti del motorone che segna una svolta decisiva verso l’onnipervasività delle ricerche su Web e soprattutto attraverso il Web.

Tutto ciò non è andato molto giù, qualche settimana fa, a Jean-Noël Jeanneney, il direttore della Biblioteca Nazionale Francese che ha controrilanciato: anche lui ha il suo sistemino di digitalizzazione delle opere, quel Gallica che da quasi 10 anni digitalizza, in formato immagine, una parte infinitesimale del patrimonio culturale francese. Oggi è il turno del suo principale, il Presidente Chirac, di rilanciare la proposta di una contro – library europea

[Continua]

Giornalisti indiscreti mettono il dito nella piaga

Tra le reazioni al Rapporto Casaleggio sul social networking tipico della blogosfera, quelle contenute nell’articolo di Nicoletti e nei relativi commenti allo stesso sono sicuramente tra i più accesi: il Rapporto ri – canta la “solita verità” di pochi hub molto interconnessi come nucleo del mondo – blog italiano, commenti ed articoli buttano il Rapporto stesso nell’Arena quotidiana, eleggendolo a strumento di lotta di classe. O poco ci manca.

Che l’élite della blogosfera sia per definizione settaria non è una grossa scoperta: lo era già svariati anni fa negli Stati Uniti, lo sta diventando ora in Europa ed ancor più in Italia, dove lo sviluppo dei blog passa per l’egocentrismo tipico di noialtri. Coltivare il proprio orticello virtuale diventa una missione di vita per chi “famoso” nel mondo “terreno” non lo diventerà mai, eppure non chiede altro dalla vita che ottenere rispetto ed onore dai pari. Costruire un giardino confinante con tanti altri fa sì che un giorno un vicino virtuale – vip si accorga di te e ti proietti sul palco di un talk show od in una raccolta di poesie scritte da blogger.

Stressante, la vita del blogger che ambisce, ambisce, ambisce. Di colui che, come nota Nicoletti, del blog fa la propria arma per le piccole e grandi lotte quotidiane, ma soprattutto per proiettare un’ombra gigante del proprio sé. Non ha così torto, il buon giornalista, a chiudere ironicamente il suo articolo definendosi «un cialtrone», sottolineando come lui scriva solo «per denaro e su commissione». I blogger “duri e puri” sembrerebbero invece farlo solo per passione, spinti da impegno civile e buona volontà: nella realtà, molti lo fanno per coccolare il proprio ego col numero dei commenti ricevuti.

Tra Nicoletti e le voci arrabbiate della blogosfera, si fa fatica a prendere posizione. Gli estremi non aiutano: eppure, con la sua posizione fin troppo critica, Nicoletti è riuscito a tratteggiare i punti dolenti della Rete italiana. “Qualità” come l’assoluto egocentrismo di molti suoi membri, il senso (melo)drammatico del leggere la propria vita come un’interessantìssssima avventura di cui rendere partecipi il mondo, la scarsa vena (realmente) rivoluzionaria, strappano uno sbadiglio più che un applauso.

Di eccezioni positive ce ne sono molte, sia nei blog di tipo “personale” (i Maestrini, ad esempio) che in quelli più “professionali” (non si può non citare [mini]marketing): ma la fuffa la fa da padrona, alternata con momenti di onirica profondità che, nel complesso, risultano stucchevoli. Altro che “perdersi nei link”, comunque: al terzo blog personale, si cade davanti al monitor colpiti da un’irreversibile catalessi ed i commenti li scrive la testa che cade sulla tastiera.