Cinque baldi navigatori si mettono insieme, aprono un sito e guadagnano 500.000 $ l’anno grazie alla pubblicità. Il motore di ricerca leader di mercato, d’altronde, offre nuove possibilità di pianificazione pubblicitaria: si pagano le impression (con un classico modello CPM). Gli analisti di Morgan Stanley sostengono che «l’impatto di Internet è appena iniziato», confrontando i boom in borsa delle principali dot-com.
Non si sta copia/incollando un morceau pre – esplosione bolla speculativa: a quei tempi di articoli così se ne leggeva ovunque e le cifre erano ancora più gonfiate. Si stanno riportando dei collegamenti a notizie attuali, attualissime: tutte pubblicate nell’ultima settimana, tutte dal sapore stantìo, fin troppo amarognolo. Ci stiamo ricascando. Non sono più i “portali” a tirare, ma i “blog”, non sono più i venture capitalist ad investire ma soggetti molto più visibili: eppure, ciò che non cambia affatto è che si vuole mettere la pubblicità al centro di ogni possibile revenue model. Stavolta è Google a farla da padrone e si spera che le sue spalle larghe serviranno a non farci ricadere tutti nel baratro. Ma una ventata di aria veramente fresca non dispiacerebbe.
I progetti innovativi, nota Metitieri, ci sarebbero: Flickr, ad esempio, potrebbe andare molto lontano. Potrebbe, se il neo-acquirente Yahoo! non ne volesse tarpare immediatamente le ali, imbottendolo di pubblicità. Fa effetto vedere quante persone hanno acquisito lo status “Pro”: per 24,95 dollari si può acquistare per sé o per i propri amici la possibilità di uploadare una quantità infinita di foto.
Tanti sono gli europei (anche gli italiani, incredibile) che hanno fatto questo piccolo investimento, magari attratti dal cambio favorevole. Sarebbe bello che ci fossero tanti servizi così, ben ideati e onesti: alla faccia del CPM.