Carmencita, che stile!

C’è poco da fare i miscredenti: il culto di Armando Testa non conosce motivi di smentita. Oggi, grazie ai creativi della sua agenzia, torna alla ribalta Carmencita, una delle più indimenticabili eroine dei Carosello nostrani. La donna più “tosta” di quelle serate, le cui protagoniste femminili solitamente erano massaie e soubrette. Il nuovo sito di Carmencita racconta una “coerente” storia virtuale delle nostra eroina, resa protagonista dei più importanti fenomeni di costume dagli anni della sua scomparsa dai teleschermi ad oggi.

Tra un mese, finalmente, Carmencita, Caballero ed i loro nuovi amici torneranno in televisione, con una serie di 12 puntate: come ai tempi di Carosello, la pubblicità diventa spettacolo che va oltre i 30 secondi canonici, estendendosi a evento in miniatura da proporre, stavolta, anche sul Web. Un progetto affascinante, che mostra la lungimiranza della Testa nel pianificare una campagna atipica rispetto all’eccessivamente tradizionalista mercato pubblicitario europeo.

In uno spettacolo simile, la Lavazza ed il suo caffé rimangono per definizione più dietro le quinte rispetto ai canonici spot dell’azienda: è vero che Solenghi prima e Bonolis poi sono stati protagonisti di saghe paradisiache, ma è sempre stato il caffé a farla da padrone. In questo caso, Carmencita è la protagonista di un’avventura “multicanale” che riesce a far parlare di sé ovunque un mese prima della messa in onda della campagna.

Sarebbe bello che il mercato pubblicitario italiano e quello europeo in generale prendessero spunto da questo tipo di sperimentazioni: la comunicazione “prodotto – centrica” ha stufato tutti, quella “onirica” è ormai fin troppo suggestiva per poter realisticamente dare impulso al servizio / prodoto sottostante (pensiamo allo standard degli annunci legati ai profumi). Un’idea come quella dell’Agenzia Testa e dei suoi tentacoli (pensiamo alla casa di produzione Little Bull o a TestaWeb Edv) deve essere premiata non solo per la sua originalità, ma per i sicuri risultati di alta qualità che otterrà sui target più interessanti.

2 pensieri su “Carmencita, che stile!

  1. Ok, inizio a togliere dalle custodie la Mucca Carolina e Susanna Tutta Panna, dovrei avere da qualche parte anche un Pippopotamo in scala 1:10; basterà a farmi credere che si tratta di una buona operazione? Tecnicamente non discuto la scelta di “aggiornare” un cult come Carmencita, il timore è che accada lo stesso con gli abitanti del pianeta Papalla e poi con tutta una serie di operazioni di spolvero che devono “anche” essere lette come una certa sterilità creativa, tipica di periodi come questi in cui piuttosto che alla sperimentazione si preferisce affidarsi a modelli di successo del passato.

    Ma, a parità di condizione atletica, io credo che oggi miti come Borg o Connors faticherebbero a imporre il proprio gioco, perché è cambiato il tennis, sono cambiati i materiali e i programmi di allenamento, quindi accettiamo lo spettacolo di Federer o Nadal (e lunga vita ad Agassi!). Tradotto: negli ultimi anni la sola iniziativa capace di impressionarmi è stata quella di Séguéla per Citröen; c’erano – all’interno – novità di animazione e del linguaggio, c’era – all’esterno – un prodotto davvero nuovo, di rottura rispetto alla produzione del passato nel completo rispetto della filosofia della Casa del “Double Chevron”. L’aumento di quote di mercato del marchio, proprietà del Gruppo PSA, dimostra come pubblicità e prodotto siano ancora oggi fondamenti del successo. Ci pensino, e seriamente, quelli che si affidano a paesaggi bucolici e rockers padani. Con tutto il rispetto

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