Il Parmigiano Reggiano è splendido splendente?

Da tempo non si percepivano così tanti commenti, on line ed off line, verso una campagna pubblicitaria: l’idea di rilanciare il marchio del Parmigiano Reggiano con un approccio decisamente umoristico ha fatto strike. Nel bene e nel male, tutti ne parlano e tutti hanno almeno una volta ascoltato la colonna sonora dello spot, in radio o in televisione. Merito della non grandissima agenzia Max Information, che ha un sito orripilante, ma clienti di buon livello, da Beghelli a Computer Discount, da Valleverde a Roncato, da Clementoni al Consorzio Nazionale che, appunto, si occupa del destino del Parmigiano Reggiano.

L’argomento principale di discussione, oltre alle svariate posizioni sulla professionalità delle verdurine danzanti che appaiono nella versione televisiva, è la colonna sonora, ampiamente ripresa anche nello spot radiofonico. Si tratta di una versione rivista e corretta di Mamma Maria dei Ricchi e Poveri: un successo nazional-popolare dei primi anni Ottanta, che tutti gli italiani hanno posseduto, se non altro come inciso sulle musicassette in regalo col Dash di quei tempi. L’utilizzo di questa canzone ha rilanciato un vero e proprio culto della band: sul Web molti cercano le suonerie dei pezzi del terzetto o ne scaricano la musica. Chi si esalta per il testo della canzone, a dire il vero, non sa nemmeno chi siano gli artefici del successo originale: ma a 16 anni è normale non conoscere la musica che i propri genitori fingono di rinnegare.

Rispetto alla brutta citazione precedente del “Voulez-vous paté avec moi?” utilizzato da una crema spalmabile a base di tonno, la componente musicale stavolta sembra decisamente più riuscita anche del brutto riarrangiamento di Splendido Splendente utilizzato per i Mon Cheri: dello spot con Serena Autieri sono contenti solo i fan della Rettore, che sperano in un ritorno sulle scene della propria diva del cuore supportato dall’utilizzo di questi adattamenti per campagne con budget notevoli. Non manca chi si scaglia in generale contro la cannibalizzazione della musica pop italiana: posizione leggittima, ma che forse trascura gli scempi che tutte le sere estive avvengono nelle piazze di tutta Italia ad opera di sedicenti cover band italofile.

La critica più grave che si può muovere alla campagna, comunque, va al di là degli spot. Non solo è troppo orientata al pubblico italiano, ma soprattutto, contrariamente a quanto detto nei comunicati stampa, la comunicazione sugli altri mezzi è di fatto inesistente: quella sul Web è a dir poco imbalsamata e tutto sommato sembra essere destinata ad un target diverso da quello che si desidera raggiungere con i pomodorini danzanti. Target che, come già avviene per il Grana Padano, è giovane e cool: il prodotto non è destinato a chi ruba nei supermercati né a chi si abbuffa di Parmesan. Vallo a spiegare agli stranieri, il senso delle verdurine danzanti e la citazione dei Ricchi e Poveri.

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