Blogger utopici ed affaristi politici

Il “solito” evento parigino Les Blogs, giunto alla sua terza edizione con l’etichetta Le Web 3, è finito da qualche giorno, eppure ha causato tanto scompiglio da essere ancora oggetto di discussione da parte di blogger e giornalisti. Purtroppo, contrariamente agli anni scorsi, l’animazione collettiva non deriva e non è destinata alle nuove piattaforme sociali di cui ci nutriamo ogni giorno, quanto alla svolta decisamente politicizzata che l’evento ha vissuto nel corso di quest’ultima edizione. Aspetto del tutto inaspettato da chi, dopo aver versato qualche centinaio di Euro per l’iscrizione, aspettava l’evento con ansia ed interesse tecnologico o sociale.

Il “fattaccio” che ha dato via alle danze è stata la visita di Nicolas Sarkozy, Ministro dell’Interno francese in carica, ma soprattutto candidato del centrodestra alle elezioni presidenziali del 2007: Loïc le Meur, padre dell’evento e blogger più noto d’Oltralpe, ha attirato l’attenzione su di sé in veste di consulente del candidato più che sull’evento. I contenuti del convegno sono rapidamente passati in secondo piano e l’organizzatore è stato accusato di alto tradimento al mondo della Blogosfera che, si sa, non fa sconti a chi passa dalla parte del torto, calandosi nell’agone politico.

Tutti in Italia ricordano il caso di Ivan Scalfarotto, auto-candidatosi alle scorse primarie dell’Unione e severamente punito dalle urne: il suo programma populistico era stato amato da metà blogosfera italiana ed odiato dall’altra, ora il personaggio viene ridicolizzato da tutti. L’atteggiamento «We’re cool, we’re bloggers, we make things happen», d’altra parte, può piacere al blogger della prima ora, ma chi ha un minimo di coscienza critica sa che nessuno regala nulla ad un interlocutore che invia saette nell’etere: sarà così anche per il nascente movimento Bloggers for a Better World, nato proprio a Le Web 3.

L’entusiasmo fa nascere blog o scrivere articoli entusiastici che descrivono l’obiettivo del movimento nello «stimolare la responsabilità sociale dei blogger, spingendoli a lavorare di più sui grandi temi dell’attualità mondiale»: di concreto, però, in questi giorni, non si è visto nulla tranne l’entusiasta post del buon Lele Dainesi. Molti blogger hanno una coscienza civile ma è difficile la esercitino a comando una volta la settimana: o la testimoniano quotidianamente in ogni post, o impostano il loro strumento di comunicazione in maniera decisamente più soft. I blog sono megafoni, strumenti vuoti che non danno valore di per sé: i contenuti derivano dagli autori che, prima di tutto, devono maturarli sulla loro pelle.

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