Un po’ di rabbia tecnologica

Il logo dell'iniziativa di QuintarelliIl logo a sinistra desta simpatia, ma in realtà è uno dei messaggi più seri che negli ultimi anni la variegata Rete italiana abbia cercato di inviare al mondo politico: vista la complessità dell’argomento, non siamo al livello di coinvolgimento visto negli scorsi mesi a proposito dell’abolizione dei costi di ricarica per i cellulari; eppure, chi ha a cuore il futuro sviluppo economico del nostro Paese, ha iniziato ad alzare la voce. L’iniziativa è partita da Stefano Quintarelli, che di reti e Rete se ne intende parecchio: l’idea è creare un movimento d’opinione a favore degli investimenti in fibra ottica rispetto alla tecnologia xDSL. Finalmente un protagonista del mondo delle TLC italiane ha il coraggio di dichiarare ciò che molti di noi pensano da tempo: si tratta di canali diversi, non confondibili, ma soprattutto dalle potenzialità diverse e con prospettive temporali ed evolutive che devono essere comprese sino in fondo.

Già un paio di anni fa, ci si lamentava dell’equazione ADSL=banda larga. Molti navigatori, come si è detto, stanno aderendo all’iniziativa.Sono quelli che pensano che quando i governi esaltano “la diffusione della banda larga” riferendosi alle ADSL casalinghe, ci si debba seriamente preoccupare per la scarsa vision dimostrata: è come dire “Abbiamo un’ottima flotta di aeromobili” e scoprire che in realtà il 95% di quelli che pensavamo essere aerei sono in realtà degli aerostati. I quali, indubbiamente, possono anche portare delle persone e sicuramente si librano nell’aria: peccato che, però, per affrontare il futuro, non solo serva una vera flotta di aerei, ma deve anche esserne considerate con correttezza la loro potenza e portata.

Fuor di metafora: indubbiamente si può andare avanti illudendosi che se Abbatantuono guarda la TV via Alice ADSL, il “futuro” sia già nelle nostre case, finiamola però di dire che si stia parlando di banda larga. È una significativa evoluzione rispetto alla connessione analogica via doppino telefonico, ma non è sufficientemente stabile e potente per garantire un adeguato supporto alle nuove applicazioni digitali. Non è un caso che nei nuovi programmi elettorali i candidati più smart includano un ampio supporto allo sviluppo della banda larga: verrà un giorno, si spera, in cui l’accesso alla Rete verrà ritenuto se non vitale come l’energia elettrica, quantomeno “necessario” come sembra essere la televisione analogica, abitualmente distribuita da numerose antennone cancerogene installate sulle nostre montagne.

Il problema è che se un tempo potevamo rimanere con la televisione in bianco e nero mentre il mondo ormai era dedito al colore, oggi siamo troppo legati gli uni agli altri per rimanere indietro sulle evoluzioni tecnologiche fondamentali. Verrà sicuramente un giorno in cui all’estero le NGN, le reti di prossima generazione, saranno diffuse in maniera tale da dare un’ulteriore spinta verso quella che un tempo era “l’informatica ubiqua” ed ora è sempre più IL modo di intendere il mondo della comunicazione e dell’informazione. A quel punto, però, ci troveremo dalla parte sbagliata del digital divide: già ora si fa fatica, con le nostre connessioni sbrindellate, ad inseguire molte applicazioni sviluppate oltreoceano; figurarsi quando tutto il mondo viaggerà sui nuovi binari e noi saremo impiccati a doppio filo con i nostri cavi di rame.

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