Quella volta che Miss Padania vendette l’anima

Leggere gli impietosi commenti sulla finale di Miss Padania, tenutasi dal vivo sabato sera e trasmessa in un’interminabile differita domenica notte su Rete 4, fa sorgere qualche dubbio sull’effettivo successo della manifestazione. Di per sé è già difficile provare simpatia per gli ideali razzisti dei leghisti più esagitati: fino a qualche anno fa, però, il concorso Miss Padania destava una certa simpatia derivante dal suo essere la punta kitsch del movimento, una sorta di parata di bizzarre donne nordiche non esattamente corrispondenti agli ideali di bellezza comunemente condivisi. Era un modo come un altro per far parlare del movimento del Nord attaverso codici per quei tempi innovativi.

Allora come oggi, Bossi ed i suoi soci hanno considerato quest’occasione per esternare le proprie posizioni sulla politica nazionale. La differenza principale, però, è che un tempo la manifestazione aveva una dimensione locale e gli sponsor erano i macellai della zona; oggi, si tratta di un improbabile show trasmesso su una rete televisiva nazionale, scandito nei suoi tempi per divenire un prodotto televisivo prima che un evento fine a sé stesso. Questa mutazione genetica ha fatto sì che un tempo la platea fosse formata dai notabili leghistoidi della zona, mentre ora in prima fila stanno i vip e dietro di loro, idealmente, oltre 500.000 spettatori televisivi.

Tutti con il fascino per l’orrido, si direbbe, visto il programma della serata:: un concentrato di ospiti surreali come Edoardo Raspelli o Mariangela (la lagnosa cantante tormentone di qualche mese fa) coordinati da presentatori riciclati tipo Marco Balestri e DJ Ringo, invitati a regalare 12 (dodici!) fasce alle aspiranti miss “padane” (per modo di dire, visto che arrivavano anche dalle “nordiche” Marche). Modalità di selezione per la fascia più prestigiosa: dei microesami di portamento, cucina, cultura celtica (…), recitazione, canto, ballo tenuti sul palco dalle dodici finaliste sotto l’occhio attento dei “professori”, dei quali si è portati a credere la fede leghista.

Il noiosissimo spettacolo, con le sue punte trash, ha segnato un po’ la svolta per la comunicazione politica del movimento leghista, che ha strategicamente tenuto la manifestazione durante la campagna elettorale per le amministrative prossime venture. Venduta l’anima più grezza (e più radicata nei ceti medio-bassi), il movimento che sogna la Padania libera, ha dovuto indossare il vestito elegante del PalaSharp per finire su un canale televisivo connivente, ma nazionale. Bisognerebbe capire cosa ne pensi la base: che il movimento avesse perso la sua identità già da tempo era evidente, ma a questo punto non è né carne né pesce. In attesa che anche la prossima Miss Padania finisca a La Pupa e il Secchione come la precedente…

2 pensieri su “Quella volta che Miss Padania vendette l’anima

  1. Ammiro il tuo tentativo di poppizzarti (scherzo: condivido la tua analisi sull’anima celtica venduta pro rete nazionale)

    Ma non eri tu quello senza televisione? ora ne parli ogni tre per due 🙂

    A proposito, invece, di link alle agenzie che smettono di funzionare, ti segnalo che anche l’imprenscindibile Savona Notizie – tuo secondo collegamento – chiede la registrazione

  2. Confermo che non guardo la televisione italiana dall’estate 1994. 😉

    Riguardo a Savona Notizie, purtroppo avevo notato l’obbligo di registrazione, ma era l’unica fonte a parlare della serata di Miss Padania in maniera approfondita.

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