La morte di Eluana Englaro addolora o rasserena: a seconda della propria posizione etica su eutanasia e stato vegetativo, è dificile non “schierarsi” su tempi e modi della vicenda. Lo abbiamo fatto tutti noi, al di là della professione esercitata e dell’esperienza nel campo: lo hanno fatto anche i giornalisti, che di questa storia ci hanno parlato in abbondanza.
Più di una voce obietta che questa copertura sia stata eccessiva. Alcuni pongono l’accento sui vari media confrontandone comportamenti e livelli di approfondimento, altri evidenziano l’imbarazzante livello di spettacolarizzazione che una vicenda tutto sommato privata ha assunto. Qualche giornalista forse è andato oltre, soprattutto in televisione.
Quando Enrico Mentana ha presentato le proprie dimissioni ai manager Mediaset, ormai le polemiche avevano cambiato natura: dal ruolo dei giornalisti nella vicenda alla reazione dei media al decesso. Mentana è diventato il paladino del silenzio rispettoso vs. chi ha voluto mettere in onda i vari Grande Fratello e X-Factor poche ore dopo la notizia.
I risultati del Grande Fratello, in qualche modo, sembrano avergli dato torto. La massa non ha il suo stesso senso etico e forse, memore della super-copertura giornalistica dei giorni precedenti, ha abbandonato il cadavere dell’Englaro al suo destino e si è concentrata sui “drammi” di Cinecittà. Più che l’etica, poté l’assuefazione. Più della morte, lo spettacolo.