Franceschini stupiscici!

Dopo l’inverno particolarmente freddo, questo marzo inizia con gli auspici di meteorologi e politologi per una primavera dalle tinte più tenui. Le Elezioni Europee si avvicinano ed il clima che si è instaurato in effetti non aiuta a vivere sereni. A destra, i soliti dissidi tra la politica rigida leghista e il moderatismo dei leader; a sinistra (?), una carneficina continua tra partiti e tra correnti del partito maggiore.

L’elezione di qualche giorno fa di Dario Franceschini a segretario del Partito Democratico è un evento difficile da posizionare in termini di potenziali impatti sulle dinamiche della comunicazione politica nazionale e (giù a scendere verso la base) locale. Ciò che gli viene richiesto da più parti è uno sforzo per aumentare la coesione e migliorare la dialettica interna al Partito. Ma non basta.

Agli elettori, delle diatribe interne, interessa fino ad un certo punto. Anzi, più si esacerba il protagonismo dei soliti noti, meno si riesce a rendere interessanti sé stessi presso l’elettorato. E per questo Dario Franceschini deve sì diventare un leader forte e credibile, ma soprattutto deve riuscire ad elaborare uno stile comunicativo riconoscibile e convincente. Deve, soprattutto, riuscire a stupirci.

Non si tratta delle “invenzioni stupefacenti” tanto care al Premier. Si tratta di una necessità auto-evidente di raccogliere dal resto del Partito le idee innovative e riproporle, con tono adeguato, al fine di far percepire il proprio valore distintivo. Si tratta di riuscire a far passare idee out of the box, al contrario di quanto fatto da Walter Veltroni. Ci riuscirà? O tra 6 mesi ci sarà un nuovo segretario?

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