Google Buzz, il macigno col punto interrogativo sopra

Da un po’ di tempo, la maggior parte degli articoli sulle iniziative “social” di Google iniziano con incipit del tipo “Voglio bene a Google, però stavolta…”. Questo potrebbe iniziare allo stesso modo, se non fosse che, parlando di Google Buzz, è un po’ presto per farsi davvero un’opinione. Vero che si tratta di una piattaforma con molte decine di milioni di utenti dal giorno zero, ma il suo utilizzo è ancora troppo limitato per trarre conclusioni.

Dopo l’accartocciamento di Orkut (oggi sul solo mercato brasiliano), dopo la meteora infuocata di Knol (altro che Wikipedia), dopo lo sgonfiamento di Lively (persino Second Life ha resistito meglio) e soprattutto dopo il trauma collettivo di Wave (il grande sogno divenuto un incubo di usabilità), magari stavolta Google ha azzeccato la formula giusta per svolgere un ruolo preminente nel difficilissimo mondo dei social network “universali”.

La formula di Google Buzz, d’altronde, è ben rodata: è una copia di FriendFeed, spruzzata di “ispirazioni” prese da altri social network noti e condita dallo stile Google. Il suo peccato originale è probabilmente la volontà di integrare il più possibile i servizi già esistenti di Google: così come non aveva mai funzionato davvero Google Friend Connect, ora scricchiola il tentativo di trasformare Google Profiles nella base per lo sviluppo di Buzz.

Gmail ha la fiducia di circa 150 milioni di clienti, Facebook quasi tre volte tanto. Google Buzz ha una buona base di partenza nel primo servizio, ma solo in tempi lunghi arriverà a raggiungere la copertura del secondo. Molti di noi lo vivono come un esperimento per avvicinare ai social network gli utilizzatori abituali della posta elettronica Google, magari facendo leva sull’interazione via mobile che, al momento, non è certo il punto forte di Facebook.

Giudizio sospeso su Google Buzz, dunque, nella speranza di venire smentiti riguardo l’immaturità della soluzione, comunque in ogni caso un passo avanti rispetto alla macchinosità di Google Wave. Se l’esperimento di Google funzionerà, nuovi utenti si avvicineranno alle potenzialità di comunicazione offerte dai social network; se il tutto rimarrà così, sarà solo un macigno in più integrato in un’applicazione un tempo snella e veloce chiamata Gmail.

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