Meglio la pubblicità contestuale

Un esempio dei box pubblicitari frequenti su Corriere.itFrancesco ci guarda dalle pagine di Corriere.it ricordandoci che “L’amore non è per caso”. Pare cerchi proprio noi ed evidentemente non fa grandi differenze tra i lettori: forse gli vanno bene sia gli uomini che le donne; probabilmente, gli vanno sia le persone single che quelle magari già impegnate. Francesco, insomma, spara nel mucchio come la maggior parte dei protagonisti delle campagna pubblicitarie che incrociamo quotidianamente.

Che ci interessi la cucina o il teatro, il design d’arredamento o incontrare un potenziale partner, Corriere.it ha un boxettino per noi; se non ci interessa nulla di queste tematiche, il boxettino ce lo becchiamo lo stesso. Male che vada, potremmo trovare interessante uno degli altri mille spazi pubblicitari disseminati in giro per il sito: banner, link testuali, a volte persino interi sfondi sponsorizzati che vengono insultati pesantemente dai lettori sui social network.

Le concessionarie pubblicitarie vendono gli spazi sui portali più noti sottolineando le potenzialità di profilazione degli annunci; poi, visto che la richiesta degli investitori è sempre più o meno la stessa (alto profilo culturale, propensione all’utilizzo della Rete, magari DINK), sbracano sul prezzo e vendono un malloppo di impression tanto al chilo. Così alla fine le campagne sono poche e valgono per tutti, tanto per fare un po’ di massa.

Dopo oltre un lustro di lamentele sull’invasività della pubblicità contestuale di Google, specie in ambiti sulla carta “privati” come Gmail, siamo in realtà arrivati ad un doppio scenario: la pubblicità integrata nelle SERP non la vediamo più (soprattutto per i newbies, che la confondono tranquillamente coi risultati, per la gioia di chi quelli spazi li vende più che di chi li compra); quella di fatto broadcast ci dà fastidio proprio perché assolutamente slegata dal contesto e soprattutto dai nostri interessi.

Se al posto del baffetto di Francesco ci fosse il sorriso di Francesca, magari alcuni di noi il test di Noi Due lo farebbero davvero. Così invece sbuffiamo e basta per i KB scaricati, per lo spazio occupato, per la ripetitività del messaggio. E lo facciamo non solo su Corriere.it, ma anche su tutti gli altri grandi siti di informazione, su Facebook o sui portali degli ISP. Complessivamente, un immenso spreco collettivo di risorse, attenzione, opportunità per tutti: utenti, editori, investitori pubblicitari.

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