Blog a servizio ridotto

Questo post serve soprattutto a tranquillizzare i lettori di .commEurope: al momento niente drammi estivi come lo scorso anno, ma solo un rallentamento che segue la tendenza estiva di questo blog. La scelta per luglio e agosto 2010 è infatti di diluire l’impegno rispetto al post settimanale tipico di questo blog, ma continuare a scriverci su.

Per molti di noi, si spera per tutti gli amici di .commEurope, questi sono week-end di relax in giro per l’Italia, preludi di periodi di vacanza finalmente imminenti. Capita comunque di lavorare un po’ o di leggere online per mantenersi aggiornati, anche perché altrimenti non ci sarebbe molto di cui parlare quando la voglia di scrivere prevale sulla pigrizia e sull’ozio estivi.

Chissà se tutto ciò vale anche per i corporate blogger. Magari avrebbero voglia ogni tanto di allentare il ritmo, di smettere di scrivere post “attraenti” rispetto alla realtà sonnolenti delle proprie società. Perché un conto è riuscire a perfezionare uno stile di scrittura coerente con l’immagine aziendale, un altro far appassionare i lettori.

Viene quasi da immaginarli, questi corporate blogger annoia(n)ti, che vanno dai referenti aziendali e li convincono che i blog sono morti, che invece di mantenerli a servizio ridotto, tanto vale chiuderli e passare ad una meno impegnativa gestione di un profilo di Facebook. Tanto questo mondo virtuale è così fugace che si può agevolmente dimostrare di tutto.

In morte di Pietro Taricone

Le ore di apprensione per la sorte di Pietro Taricone ed il cordoglio che è seguito all’annuncio della sua morte probabilmente ci ronzeranno in testa per lungo tempo. Per il dramma umano, certo, ma anche per l’incredibile girandola di opinioni, ricordi, giudizi e commenti che ha contraddistinto la scomparsa di un personaggio che, (tendenzialmente) nel bene e (qualche volta) nel male, ha segnato il decennio appena concluso.

Che Mediaset non volesse lasciarsi sfuggire l’occasione per lucrare sul dolore si era già intuito quando le notizie provenienti da Terni erano ancora piuttosto frammentate e confuse: l’unica certezza era che a lottare con la morte c’era un uomo giovane e famoso. Le reti televisive si sono scatenate poche ore dopo, dando alla vicenda un taglio “personalizzato” che ricordava un po’ quello del lutto per Raimondo Vianello.

IIn questo caso, tuttavia, il fascino del personaggio e la storia peculiare erano manna dal cielo per programmi scandalistici e pseudo-giornalistici. Le trasmissioni dedicate all’evento su Canale 5 hanno fatto il boom di ascolti, riprendendo ad oltranza immagini vecchie di 10 anni e istituzionalizzando il ruolo di Pietro Taricone come “vincitore morale” della prima e di tutte le edizioni del Grande Fratello, reality show di punta della rete.

Un vero peccato, visto che il giovane attore negli anni si era allontanato in maniera evidente da quella esperienza, sia in termini di scelte di vita (fu molto discussa la sua “fuga in campagna”), sia artistiche: magari con ruoli marginali, ma film e serie televisive interpretate denotavano un percorso creativo in piena crescita. Il personaggio di Ermanno in Tutti pazzi per amore 2 sicuramente è stata una prova da attore brillante e consumato.

Non è stata solo Mediaset, tuttavia, a cercare di sfruttare l’attenzione collettiva per la morte di Pietro Taricone. Si sono sentiti in dovere di ricordare il personaggio autori di destra e di sinistra, con l’ennesimo sbracciarsi di Roberto Saviano a rasentare il ridicolo. La voglia di appropriarsi del personaggio da parte di Casa Pound (come era già avvenuto per Rino Gaetano) ha ulteriormente scatenato dibattiti spesso insensati.

Rimane il dolore per Kasia Smutniak e per la loro figlioletta, sbattuta in prima pagina dai giornali a caccia di dettagli sulla morte di quello che è già stato definito “il James Dean italiano”. Rimane la compassione per i genitori, perché perdere i figli è difficile e lo è ancora di più quando sono così giovani. Rimane la pietà per una vita spezzata per spavalderia, ma anche la tristezza per chi ora non potrà più difendersi dal chiacchiericcio.