Sissi reloaded

I dati di ascolto estivi delle principali reti televisive sono proporzionalmente simili a quelli degli altri periodi dell’anno, ma abbastanza ridicoli in valore assoluto. Gli Italiani scappano dal televisore e d’altra parte le reti non si sforzano tanto per trattenerli, in un circolo vizioso per cui meno si spende meno spettatori si hanno, così si spende poco (ad libitum).

Repliche a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma finalmente anche qualche film in prima serata. Pochi e vecchi per la maggior parte: capita ad esempio di veder programmate le repliche dei film di Sissi ogni sabato sera su RaiUno e poi prime visioni a notte fonda sullo stesso canale, con ovvi successi delle prime a scapito dei pellegrini nottambuli.

PPare che la rete ammiraglia Rai stia modificando anche la programmazione dei sabati successivi, togliendo dal cartellone i tipici film indiani che trasmetteva negli anni precedenti e cercando di mettere più film Sissi-like: sulla principale rete concorrente fioccano le repliche di trasmissioni con Paolo Bonolis e il suo clan, non serve aver troppa fantasia.

Già i cinefili sono costretti a guardare su Rai Movie o Iris repliche frequenti e a distanza di pochi giorni l’una dall’altra: almeno dalle due-tre reti principali ci si aspetterebbe un po’ di coraggio in più. Persino programmi di ieri come Giochi senza frontiere sembrano irraggiungibili, persino le peggiori produzioni “invernali” di oggi sono un miraggio.

A vincere sono sempre più le reti satellitari, che in queste settimane di caldo asfissiante mantengono una programmazione ai limiti della decenza e riescono ad attrarre chi preferisce o è costretto a rimanere a casa a guardare la TV. Per chi non può permettersele, c’è Sissi a fare compagnia, come un filmino casalingo di altri tempi, rovinato dall’uso.

Il mecenatismo delle birre e le birre ignoranti

Ironizzare sulla campagna primaverile di Beck’s Next era stato facile, visti i testi un po’ bizzarri; tuttavia, le immagini degli spot erano piuttosto didascaliche e vedevano sempre come protagonisti dei ragazzoni che nelle varie scene tracannavano la birra in questione. Poi è arrivata l’estate e la nuova campagna Beck’s ha raggiunto nuovi picchi di incomprensibilità. Nei nuovi spot si intravvedono una serie di misteriosi oggetti 3D rotanti, mentre il testo ci informa che la Beck’s è stata la prima birra tedesca a passare dal vetro marrone al vetro verde e che “è solo parte della storia”. Tra gli altri soggetti della campagna, anche uno spot con un cubo verde rotante e lo stesso claim finale.

Un manifesto della campagna Beck's dell'estate 2011 fotografato nella Metropolitana di Milano

Il sito ufficiale della birra, richiamato nelle affissioni come luogo per gli approfondimenti, spiega che la storia (ecco) del mecenatismo di Beck’s dura da oltre 100 anni e che la nuova iniziativa è il

«Green Box Project, un fondo globale per ispirare, celebrare e finanziare talenti indipendenti nel campo dell’arte, del design, della musica e della moda. Tramite il Green Box Project, nell’arco dei prossimi tre anni Beck’s finanzierà ed esporrà 1000 progetti di artisti e creativi dalle visioni innovative. Le opere d’arte nate da questo progetto potranno essere viste in tutto il mondo sotto forma di realtà aumentata all’interno delle Green Box e nella galleria virtuale del nostro fondo, dove saranno esposte in modo permanente. Per lanciare il progetto, quest’anno tra luglio e settembre installeremo 30 Green Box – cubi verdi che custodiscono contenuti virtuali esclusivi opera di artisti di fama internazionale – negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Italia.»

Un Progetto ambizioso, sicuramente meritorio, la cui complessità sfugge del tutto a chi distrattamente vede i cartelloni nella Metropolitana di Milano o scorrendo le repliche estive in TV. Ci può stare che il Progetto sia dedicato a personaggi smart a sufficienza per essere incuriositi dalla campagna e volerne sapere di più, ma che c’entra la birra? A proposito di Metropolitana: per settimane si sono visti cartelloni bianchi, senza marche esplicite, con scritte in blu a richiamare lo stile di Facebook. Dopo il periodo di teasing, gli spot di Nastro Azzurro hanno ripreso gli slogan in questione per la nuova campagna, incentrata sullo stile di vita italiano, tra sentimenti/culture/mode/arti.

Un manifesto della campagna Nastro Azzurro dell'estate 2011 fotografato nella Metropolitana di Milano

Non è la prima volta che la birra di casa Peroni punta su questo tipo di approccio: negli scorsi anni aveva sponsorizzato il Festival del Cinema di Venezia e diffuso diverse campagne celebrative del design italiano. Anche qui come per Beck’s, un posizionamento molto chiaro, che punta su un target “cool e metropolitano”, quasi elegante; altro che i finti Blues Brothers e le ragazzine scosciate in spiaggia che negli scorsi anni dedicavano un mini-musical alla birra Dreher; altro che il Baffo Moretti e il suo appoggio incondizionato al plebeo mondo del calcio (con tanto di Trofeo); altro che gli spot Heineken con il ballo in maschera e la canzoncina che da mesi continua a batterci in testa.

Rimane un po’ la curiosità se il target “cool e metropolitano” di cui si diceva comprerebbe mai davvero birre da supermercato come la Beck’s o ancor peggio la Nastro Azzurro, o piuttosto non si dedichi alla moda del momento (la birra artigianale) o alle sempre ottime birre belghe di importazione. Per la massa, quella che gli spot di Beck’s non li capisce proprio e trova stucchevoli quelli di Nastro Azzurro, sembrano avere più successo le “birre ignoranti” discusse su Facebook. Purtroppo è evidente che una reale cultura della birra sia poco diffusa e questo è sicuramente un peccato; cercare di farla crescere passando dalla Cultura con la C maiuscola è però un po’ pretenzioso.

Il risvolto terribile delle asimmetrie informative sui mercati

Quando venerdì 24 giugno titoli importanti come UniCredit sono stati colpiti da tre sospensioni e in generale molti titoli del mondo Finance sono crollati sotto la scure degli speculatori, migliaia di piccoli risparmiatori italiani hanno perso parti significative dei propri investimenti. Il rialzo successivo aveva fatto ben sperare in un’inversione di tendenza rispetto al lento calo dei mercati italiani dalla primavera a oggi, ma a posteriori si è scoperta una trappola feroce: nuovi risparmiatori “incastrati” e poi spazzati via in questi ultimi giorni, sempre più feroci.

La Consob, che come unica missione dovrebbe avere proprio la tutela dei risparmiatori, nella prima occasione aveva alzato il ciglio e fatto una leggera ramanzina a Moody’s e alle altre agenzie per i giudizi pesanti nei confronti dei titoli italiani, pubblici o delle grandi aziende. Negli ultimi giorni, compresa finalmente la drammaticità del momento, ha convocato incontri interni d’urgenza per decidere il da farsi, per poi (come al solito) partorire il topolino: da oggi chi aprirà posizioni short significative dovrà informare la Commissione ex post.

Il tentativo di raccogliere informazioni sugli speculatori per cercare di capire se eventualmente si basano su asimmetrie informative già al primo giorno si è dimostrato inutile e forse addirittura dannoso: se il piccolo risparmiatore viene a scoprire che una grandissima banca di investimento è solidamente short, non si metterà forse a sua volta a rincorrere il ribasso, generando ulteriori circoli viziosi? Ecco un esempio da manuale di come i tentativi di raddrizzare i flussi informativi creino distorsioni che difficilmente rendono i mercati perfetti.

A voler peggiorare le cose, i crolli sostenuti dei mercati italiani di questi giorni hanno risvegliato l’attenzione della stampa, che nel suo svolgere il lavoro di informazione esacerba gli animi sottolineando il clima di panico crescente e implicitamente creando un volano al pessimismo. Difficilmente si uscirà da questo brutto momento in tempi brevi: l’ultima volta che avevamo visto montare qualcosa di simile era tra fine 2008 e inizio 2009, con gli esiti ben noti. Ora eccoci al secondo affondo della recessione “double dip”, stavolta purtroppo molto europeo.

Non è una buona idea sparare all’uccellino

Che Twitter sia intrinsecamente debole è un dato di fatto da ormai diversi anni. Magari è stato un po’ stabilizzato il sito dal punto di vista tecnico, ma l’assenza di un business model sensato continua a tenere la piattaforma, pur di successo, sull’orlo del precipizio. Anzi, più aumenta la gente che le balla intorno, più l’orlo si avvicina. Di nuovo in questi giorni un paio di episodi inducono a riflettere sulle potenzialità complesse dell’informazione via Twitter, che come tutti i luoghi virtuali di successo è ormai terreno di scontro ideologico e commerciale.

Guardiamo al caso italiano: ieri un gruppo di utenti ha iniziato a lamentarsi della preponderanza dell’hashtag #saldi tra gli argomenti di discussione più attivi, ritenendolo futile in un momento di scontri violenti in Val di Susa. Così si è sperimentata una nuova forma di guerrilla: il tag #saldi è stato adottato al posto di #notav, per veicolare sulla campagna contro l’Alta velocità Torino-Lione chi fosse curioso di leggere resoconti di scorribande nei negozi. Comprensibile il tentativo di sottolineare il valore etico dell’idea; terribile pensare che possa diventare pratica comune.

Il caso americano è invece di oggi, Indipendence Day negli Stati Uniti. La manipolazione dei flussi informativi su Twitter, in questo caso, è stata ancora più diretta: un sedicente hacker ha preso possesso del flusso di Fox News e ha battuto notizia della morte di Barack Obama in un attentato; ovviamente i tweet hanno iniziato a girare vorticosamente, anche in considerazione dei 33.000 iscritti al profilo della TV. Uno scherzo crudele nei confronti di una Nazione che celebra con dolore dieci anni dall’11 settembre: dieci anni di instabilità, guerre e terrore quotidiano.

Sono due storie come tante altre sentite negli scorsi mesi, utili ancora una volta a sollevare il velo sul peso che viene dato all’informazione via Twitter e sui rischi connessi a una gestione allegra delle notizie sul social network e inevitabilmente sugli altri siti che lo riprendono, informativi e non. Con la crescita degli utenti e la concentrazione degli iscritti sui profili di celebrities e fonti informative tradizionali, Twitter sta mostrando la sua incapacità di funzionare da cassa di risonanza sull’informazione dal basso, permettendo al contrario la nascita di fenomeni perversi.

Lo spam che cresce a dismisura, i trucchetti per acquisire/attribuire notorietà, le operazioni come quelle sopracitate contribuiscono ad affossare la credibilità e l’affidabilità di un mezzo che al contrario potrebbe essere utile, molto comodo da utilizzare e discreto nella sua presenza pubblica. Qualche analista dice che l’unica ancora di salvezza economica per Twitter sia il confluire in un agglomerato Web di maggiori dimensioni; a questo punto sorge il dubbio che la “salvezza” in questione comporti anche la tutela di un mezzo informativo che è ormai patrimonio comune.