Viva le simmetrie di Facebook

Sembrerebbe che Facebook sia pronta a lanciare una nuova “modalità relazionale” tra i propri utenti. Accanto alla classica “amicizia” su cui ruotano attualmente tutte le relazioni tra i Privati, dovrebbe comparire la possibilità di “seguire” gli aggiornamenti di un altro utente senza ulteriori obblighi di vincoli reciproci. Qualcosa di simile a ciò che avviene oggi con le pagine di organizzazioni e celebrità.

Diventare “fan” di qualcun altro, nel delicato mondo degli equilibri di Facebook, rischia di diventare quasi stalking digitale: non tutti gradiranno avere degli occhi puntati sopra il proprio profilo, soprattutto se sono quelli di una persona cui si è evitato di dare l’amicizia. Sicuramente ci saranno meccanismi di disclosure su più livelli dei contenuti, ma questo complicherà ulteriormente i settaggi della privacy.

Si potrebbe dire che il “follow” unidirezionale è già diffuso presso altre piattaforme, Twitter in primis. Il problema è che questi ambienti somigliano oggi sempre più a servizi di broadcasting delle proprie idee più che veri e propri social network. La cartina di tornasole è proprio Facebook, dove tra le storiche “pagine fan” e i profili personali le dinamiche di interazione sono diversissime e poco omologabili.

Un social network, se vuole davvero rappresentare i legami di amicizia tra i propri membri, deve necessariamente essere simmetrico; le piattaforme nate asimmetriche (e magari oggi moribonde come FriendFeed) rischiano di diventare santuari dell’ego boosting. Il continuo misurarsi a vicenda il rapporto tra followers e followed sulla lunga diventa stancante e disincentiva il dialogo sereno tra pari.

Si spera quindi che l’iniziativa di Facebook faccia la fine di Places, Deals e degli altri mille tentativi abortiti negli ultimi anni di uscire dall’approccio storico e provare a cambiare pelle. Si possono capire quelli di monetizzare il successo globale, meno quelli che provano a indebolire una struttura relazionale magari rigida, ma che ha convinto 700 milioni di utenti grazie alla semplicità dei meccanismi relazionali.

Per ora meglio il silenzio

Giusto due righe per dire che no, questo blog non è morto/svenuto/abbandonato ma semplicemente è “in vacanza” per qualche settimana durante il mese di agosto.

Il motivo, più che la scarsità degli argomenti, è la nausea derivante dalla crisi devastante del contesto economico, che ormai è andata oltre a quella finanziaria: passa la voglia di scrivere di qualsiasi cosa.

Gli articoli con cadenza più o meno settimanale torneranno quindi a fine agosto, sperando ci sia la possibilità di tornare a parlare di comunicazione e innovazione, invece di continuare a martoriarsi.

Pisapia, l’Obama de noantri

La notizia principale sui giornali milanesi di ieri era l’accordo notturno sulla manovra finanziaria proposta dalla nuova Amministrazione guidata da Giuliano Pisapia, eletto Sindaco di Milano poche settimane fa grazie a una strategia vincente di differenziazione dalla Giunta precedente e in generale dai trend politici nazionali.

La notizia principale sui giornali mondiali di oggi è l’accordo notturno sulla manovra finanziaria proposta dall’Amministrazione Obama per evitare il tracollo del debito pubblico statunitense, con evidenti impatti sull’economia mondiale. Accordo basato su molti compromessi, che minano la fiducia degli elettori verso il Presidente.

Anche lui, come il Giuliano dei Navigli, era stato eletto nel segno dell’innovazione, dell’ottimismo di tutti noi nei confronti di un personaggio che sembrava incarnare una sinistra moderna, capace di coniugare egualitarismo e comunicazione tramite i canali più elitari, carisma e capacità di parlare ai cittadini bistrattati, dimenticati.

Oggi l’immagine di Obama è profondamente compromessa per colpa dell’incapacità di gestire correttamente l’agenda fiscale di una federazione di Stati troppo indipendenti per poter fare fronte comune nei momenti di crisi e colpisce che nelle stesse ore in Italia sia “l’Obama italiano”, Pisapia appunto, a ricevere critiche simili.

Come il Presidente degli Stati Uniti, nel suo piccolo il Sindaco di Milano ha cercato di tappare le buche del deficit portate dalle Amministrazioni precedenti, in entrambi i casi di centrodestra: a differenza del pauroso Barack Obama, però Giuliano Pisapia le tasse le ha alzate, alienandosi la simpatia di molti suoi elettori.

In questo momento a Milano ci sono più persone arrabbiate per l’aumento improvviso del 50% dei biglietti del tram che cittadini memori delle promesse di lungo termine di Pisapia. La riconferma di Obama tra poco più di un anno è quantomeno compromessa; Pisapia ha più tempo per cambiare immagine, chissà se ce la farà.