Gli uffici stampa dei Ministeri

Tutto il bailamme intorno all'infelice comunicato stampa del Ministero della Pubblica Istruzione che si congratulava con sé stesso per il contributo determinante nella costruzione del tunnel tra il Cern e il Gran Sasso, è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che gli esperti di comunicazione pubblica e di comunicazione politica hanno notato da tempo e che con il Governo in carica ha spesso visto esiti esilaranti.

Negli ultimi anni, un numero spropositato di comunicati stampa ha iniziato a circolare rapidamente anche verso il grande pubblico grazie alla possibilità di pubblicazione istantanea sul Web; pochi quelli tradizionali, molti quelli in qualche modo incentrati sulla figura pubblica del Ministro (o del Presidente di una delle Camere o del Governatore di una regione o whatever) e dei suoi pareri/delle sue azioni.

Questo focus "personale" dello strumento ha fatto sì che i comunicati stampa siano stati agitati come clave rispetto a detrattori e nemici politici; abbiamo assistito a chicche come "Il Ministro non ha cenato" o ancora prima, sempre da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, a precisazioni imbarazzanti che in qualche modo si ipotizza volessero marcare la distanza tra Tremonti e l'attualità "politica".

Il comunicato stampa, di per sé, sarebbe un mezzo di comunicazione nobile e prezioso, da usare con moderazione e professionalità. Nel mondo privato sempre più è diventato sinonimo di spam, specie quando i comunicati stampa, a dispetto del nome, hanno iniziato a girare anche verso blogger e affini. In quello istituzionale, è evidente come abbiano perso gran parte della propria credibilità/attendibilità.

Quelli più "eccessivi" vengono, infatti, vengono prima buttati come macigni nello stagno, poi ritirati alla meno peggio tramite cancellazione dal sito istituzionale, facendo finta che nulla sia successo. Un atteggiamento infantile, che non dovrebbe certo essere adottato da un Ministro o dal relativo staff di PR/relazioni con la stampa; l'effetto d'altronde è quello di una nuova ridicolizzazione, oltre a quella iniziale.

Non c'è parte politica che tenga, visto che la voglia di protagonismo dei responsabili delle grandi istituzioni pubbliche trascende le etichette politiche. Certo, l'uso poco professionale mostrato dal Governo di centrodestra fa attendere curiosità il possibile (remoto?) arrivo di un Governo di alterna sponda per vedere se i risultati saranno migliori. Qualche dubbio in merito c'è, ma non è chiaro di chi sia la colpa.

C’est le jour de la rentrée

I Francesi adorano il concetto di “rentrée”. Ce ne possiamo accorgere anche in Italia quando i volantini delle grandi catene GDO di matrice francese lo sventolano a supporto delle campagne promozionali comprensive di grembiuli, cancelleria, notebook, motorini, libri, prodotti per la colazione. Per le famiglie con bambini il ritorno a scuola è in effetti un momento importante (e costoso).

È da dire che in realtà queste settimane sono un po’ particolari anche per noi che bambini non lo siamo più da un pezzo e che non contribuiamo a metterne al mondo di nuovi. Gli uffici Marketing se ne sono accorti e giocano molto sui concetti di fuga dalla realtà lavorativa in cui si sta tornando dopo le ferie o di rafforzamento delle capacità psico-fische per affrontare il nuovo “anno”.

Più che a Capodanno, in effetti, per bambini e adulti a settembre si avverte con forza la sensazione di avere davanti un muro da scalare, cui sopravvivere in qualche modo in attesa di arrivare all’estate successiva. In ambito travel si stanno finalizzando le campagne promozionali per la stagione invernale; qualche azienda addirittura propone già di prenotare le ferie dell’anno prossimo.

Buona rentrée a tutti i lettori di .commEurope, anche perché il nuovo “anno” sarà piuttosto difficile dopo i brutti momenti di crisi economica e finanziaria visti soprattutto da giugno in poi. Un augurio particolare a chi si occupa di comunicazione, perché non sarà facile gestire le leve emotive (oltre a quelle razionali) per riuscire ancora a vendere qualcosa a qualcuno, proprio ora.

Farse in legalese

"Abbiamo disegnato questo servizio interessantissimo, tra le altre cose lo puoi sottoscrivere con un click sul sito o comprare dallo scaffale del supermercato!" "No."

Il diniego, ovviamente, è quello del Legale. Product Manager e Consulenti vengono frust(r)ati quotidianamente dagli uffici che si occupano di tutelare l'Azienda da possibili ripercussioni dovute a problemi che prodotti e servizi potrebbero arrecare ai Clienti e quindi dalle possibili cause derivanti. In alcuni settori ad alta regolamentazione il Legale si è addirittura sdoppiato in più anime (cfr. uffici "Compliance", ad esempio).

Il risultato dei vari veti, magari incrociati, è che l'esperienza di ingaggio del Prospect, sia essa fisica o virtuale, viene spesso interrotta da cumuli di carta da firmare o da infinite paginate di scrittine in carattere 6 da scorrere su siti e applicazioni per PC e mobile; sarebbe bello scoprire se esista una persona al mondo che legga davvero ciò che firma o che approva con una spunta su "Ho letto e compreso quanto scritto sopra".

Se questa persona esistesse, probabilmente gli verrebbe diagnosticata una qualche malattia mentale. Se questa persona leggesse veramente quanto sta per sottoscrivere, l'apertura di nuovi servizi (ad esempio una carta fedeltà al supermercato o un'assicurazione in agenzia) durerebbe ore. Se questa persona avesse dei dubbi su quanto letto, non troverebbe dall'altra parte del tavolo un interlocutore preparato a rispondergli.

L'immagine è tratta da DogHouseDiaries

Tutta questa farsa si ipotizza tuteli le Aziende a scapito del Cliente, che rimane lì impassibile a mettere firme su pagine contrattuali dai contenuti misteriosi. In ambito Finance è diventata una barzelletta il concetto di "Trasparenza" imposto dal Legislatore, che le Banche hanno declinato nel tempo con la stampa di ulteriori fascicoletti in legalese all'atto dell'apertura e con l'invio (a pagamento!) di analoga fuffa in seguito.

Non se ne esce in alcun modo, perché anche le modalità più avanzate quali gli acquisti con firma digitale, non prescindono dal fatto che il testo incomprensibile in legalese esista, ma semplicemente minimizzano il numero di firme da apportare o le virtualizzano. Gli uffici legali interni ed esterni continueranno a prosperare sulla paura delle Aziende, i Clienti continueranno a ritenere che le stesse li stiano prendendo in giro.

Il Giro della discordia

Ivan Basso e Sasha Modolo con Michelino DavicoDa quando Alitalia è approdata su Facebook con un social team professionale, è piacevole dare un’occhiata alla pagina ufficiale della compagnia aerea. I quasi 500.000 fans interagiscono in maniera piacevole con gli interlocutori, anche nei casi più difficili. Finalmente un buon esempio di customer care via social network, con risposta a problemi operativi intervallati a curiosità e proposte da parte dei Clienti.

Negli scorsi giorni, tuttavia, la pagina si è improvvisamente scaldata: l’avvio del Giro della Padania 2011 ha indotto diversi utenti a mostrare un vero e proprio disgusto nei confronti della sponsorizzazione della manifestazione da parte di quella che ritengono (pur se non è più vero in senso stretto) la compagnia di bandiera italiana. C’è chi ipotizza sia un “contentino” per l’abbandono di Malpensa, chi minaccia boicottaggio.

Il team Alitalia su Facebook si guarda bene dal rispondere alle “richieste di chiarimento” degli utenti, che quindi finiscono a darsi ragione a vicenda o al massimo proporre qualche flebile spiegazione sulle scelte promozionali della Compagnia. Peraltro sul sito Alitalia non si fa menzione del Giro della Padania né sull’area commerciale né su quella istituzionale: sembrerebbe davvero una sponsorizzazione “subita” più che “scelta”.

L’arrivo della Corsa in Emilia Romagna ha destato parecchi malumori, soprattutto nei confronti di Coopsette e Unieco, grandi operatori un tempo ritenuti “cooperative rosse”. Il disprezzo verso la manifestazione è infatti molto forte a Sinistra e in particolare Rifondazione Comunista aveva duramente criticato il Giro sin dalle tappe iniziali, scendendo in piazza per bloccare fisicamente i corridori.

La Federazione Ciclistica Italiana ha spinto molto negli scorsi mesi su questa manifestazione, che con tutta evidenza nasce “ricca” sia in termini di budget che di attenzione da parte del grande pubblico. Attenzione però non sempre di carattere positivo: a volte si ha la sensazione che le sponsorizzazioni siano controproducenti per chi le sostiene e questo sembra proprio uno di quei casi.