Basta con le messe tecnologiche

Quando qualche mese fa Andrea Beggi commentava la malcurata presentazione di Android Ice Cream Sandwich e Galaxy Nexus, suggeriva l’efficacia della demo di Siri di Scott Forstall come buon esempio di presentazione ben curata a priori e ben gestita durante. Che Apple abbia fatto scuola nella presentazione delle novità è un dato di fatto, ma come aveva notato Andrea in quell’occasione, non basta dichiararsi “excited” a spron battuto per conquistare la platea dal vivo e chi segue in streaming dall’altra parte del mondo.

I concorrenti di Steve Jobs infatti non ne possiedono né il carisma (e passi), né la capacità di comunicare in maniera convincente le proprie idee innovative; in alcuni casi sorge il dubbio che sia anche sfiducia nei confronti del prodotto, in cui non credono davvero. Al Consumer Electonics Show di Las Vegas, negli scorsi giorni, pare che di keynote e piccoli grandi eventi analoghi ce ne siano stati diversi, ma è difficile leggere commenti entusiastici da parte degli astanti. Nemmeno i giornalisti son sembrati molto esaltati.

La formula del keynote come messa tecnologica è logora e non è solo colpa della scomparsa di Jobs, visto che come detto sopra comunque i suoi discepoli hanno internalizzato la lezione e cercano di dare continuità al “credo” Apple, che sull’attesa entusiasta degli eventi ha costruito il suo appeal negli scorsi anni. Eventi proprietari, lontani dalla logica di eventi come il suddetto CES, che si stanno avviando sempre più verso un futuro incerto, nonostante al contrario l’attenzione di massa per l’hi-tech sia in costante crescita.

Per capire quanto sia necessario un nuovo stile di comunicazione delle novità tecnologiche basti guardare l’atteggiamento di Steve Ballmer all’inaugurazione dell’evento di Las Vegas. È vero che da una parte doveva presentare le novità Microsoft e dall’altro tutti sapevano si trattasse dell’ultima partecipazione dell’azienda all’evento, ma se è possibile è stato ancora meno convincente del solito. Eppure stavolta i prodotti (tra cui Windows 8 ) da comunicare li aveva… Son proprio lo stile e il formato che non vanno più bene.

Come comunica il Governo dei tecnici?

Sono ormai due mesi che il Governo Monti è in carica. Per alcuni commentatori sembra essere un periodo sufficiente per poterne giudicare l’operato, per altri questo bimestre rappresenta giusto l’avvio di un percorso che, per la volontà riformatrice del Premier e di chi gli ha affidato il mandato, deve essere sufficientemente lungo per poter incidere sulla realtà italiana in maniera “storica”. Anche se la scadenza della Legislatura è quasi dietro l’angolo e quindi è necessario immaginare qualche colpo di scena significativo nei prossimi mesi.

Questo non è un blog politico e d’altra parte anche a volerlo fare, è difficile esprimere un giudizio politico su un Governo che sin dall’inizio è stato presentato ai cittadini (e alle forze politiche) come “tecnico”. Ciò che risulta più interessante è la capacità dell’attuale compagine di gestire i rapporti con la stampa, nazionale e internazionale. Monti sta spendendo la sua credibilità professionale senza intaccarla, mentre i suoi Ministri riescono a risultare credibili nei loro campi d’azione, comunicando le proprie idee anche quando “difficili”.

In questi primi due mesi non sono mancati momenti interlocutori nella comunicazione del Governo: il Ministro del lavoro in lacrime per alcuni è stato un colpo di genio in termini di comunicazione e per altri una reazione incontrollata ed evitabile; lo stesso Premier qualche volta si è lasciato andare coi comunicati stampa peccando in eccessiva ironia aderendo a una tendenza in atto rispetto alla quale però ci si poteva aspettare discontinuità; al contrario, si potrebbe sperare in più incisività in risposta alle pretestuose accuse di conflitti di interesse.

A parte questi momenti poco convincenti, obiettivamente possiamo dire che il Governo Monti sta riuscendo a comunicare prima di tutto serenità, sia ai cittadini che agli interlocutori istituzionali. Un grande vantaggio dopo mesi di panico a tutti i livelli. La curiosità è su come evolverà il suo stile di comunicazione nel caso in cui, come si spera, le cose da qui alle Elezioni Politiche cambieranno davvero, in meglio: Monti vorrà spendere la sua fama di “duro ma buono” per candidarsi e ottenere il favore dei cittadini o riprenderà i suoi vecchi lavori?

Lo strano rapporto tra Italiani e informazione televisiva

Il XXXIII Osservatorio sul capitale Sociale di Demos focalizza la propria attenzione sul rapporto tra Italiani e informazione. I dati sono interessanti soprattutto perché includono un minimo di prospettiva storica, permettendo di ragionare sull’evoluzione dei consumi informativi dal 2007 a oggi. Sorvolando sull’esiguità del campione (appena 1.301 intervistati), la ricerca conferma prima di tutto la forte frequenza di utilizzo della Televisione come fonte informativa quotidiana. Per ben l’83,6% la TV è il canale di riferimento, che cuba quasi 2 volte e mezzo Internet e Radio, 3 volte i quotidiani.

Ma è appunto il dato storico a incuriosire: mentre i valori di TV, radio e quotidiani sono tutti in calo di 3-4 punti tra 2007 e 2011, Internet si staglia aumentando del 50% di preferenze nel periodo, passando dal 24,8% al 37,8% delle citazioni. Un valore quantitativo che però non è l’unico asse di analisi interessante: la Rete viene infatti oggi citata da oltre il 40% degli intervistati come principale canale per avere un’informazione «libera e indipendente», circa il doppio della TV. Un atto di fiducia notevole, forse sopravvalutato, ma probabilmente scevro dall’effetto-Wikileaks degli scorsi mesi.

Le valutazioni qualitative sono sorprendenti sopratutto parlando di televisione. La credibilità di tutti i telegiornali nazionali, a parte quella di La7 e Rai News24, è in caduta libera; questo farebbe presupporre un atteggiamento maturo degli spettatori che premiano servizi informativi che cercano di puntare sulla qualità pur avendo (almeno nella percezione del campione) una connotazione politica verso centrosinistra. Sensazione probabilmente comune a Ballarò e Report, i programmi che ottengono il miglior rating in termini di fiducia (anche se il primo è in calo e il secondo in crescita).

Ma la stranezza implicita nella ricerca non è solo in questa identità tra qualità dell’informazione e voto a sinistra dei giornalisti; è anche e soprattutto nella netta preferenza per Striscia la notizia, che mette d’accordo circa 2 italiani su 3 come programma nel quale aver fiducia, seppur di taglio comico. Il “TG” di Ricci sembra avere una credibilità illimitata su tutti i potenziali spettatori, indipendentemente dal loro colore politico; molti gli riconoscono la dignità di servizio pubblico e appunto una significativa capacità di indipendenza. Forse non fa ridere più nessuno, ma è ritenuto utile (d)a tutti.

Niente previsioni, solo auguri

Oggi questo blog fa il compleanno: 8 anni di post probabilmente di qualità differente, ma tendenzialmente scritti pensando a un pubblico eterogeneo come quello che da sempre lo frequenta. Non sono professionisti del mondo della Comunicazione, ma anche appassionati, studenti e specialist di altri settori.

Oggi però è soprattutto il Capodanno di un anno che, sulla base di quanto si diceva a Natale, molti di noi affronteranno con un occhio di sospetto, sperando in imprevedibili colpi di scena in positivo. Per questo, contrariamente a quanto è spesso avvenuto negli scorsi anni, questo post non include previsioni sul 2012.

Servirebbe infatti una sfera di cristallo ancora più potente degli scorsi anni. Non è infatti questione di trend o di eventi attesi: siamo arrivati a una situazione in cui si procede a schiaffi quotidiani e non solo in ambito finanziario. Quindi l’unica previsione possibile è nel dover vivere ulteriori macrotraumi. O forse no.

Certo ci sono eventi come il lancio di NTV sul mercato ferroviario che potrebbero farci ricordare l’anno incipiente come un anno positivo anche senza queste ennesime fratture, ma la forza della crisi potrebbe tarpare le ali a questi piccoli rinnovamenti. Perciò solo auguri per un 2012 sereno, non previsioni.