La maledizione del jingle Wind

Della schizofrenia della comunicazione pubblicitaria del Gruppo Wind si è già scritto un paio di anni fa e le cose sono tutt’altro che migliorate: è cambiato l’azionista di riferimento, ma accanto ai filoni Fiorello & soci vs. Panariello e Incontrada vs. comunicazione istituzionale-emozionale, si è progressivamente affermato quello di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Gli spot del trio sono tutti un po’ uguali: una scena slapstick con effetti speciali e una canzone di sottofondo, trasmessa sulle principali reti televisive; poi tante versioni ridotte dello stesso spot, con la stessa canzone, ripetute all’infinito, ovunque. È così che le canzoni e gli spot diventano indissolubili, persino per coloro di noi che non guardano la TV. Arriva comunque.

L’effetto è devastante. Era successo l’anno scorso con Back It Up di Caro Emerald, canzone nata semi-clandestina, promossa a brano cool dai canali musicali specializzati, sbracata come colonna sonora dello spot di Aldo Giovanni e Giacomo (e pare anche delle danze delle veline a Striscia la notizia). Sta succedendo in queste settimane col nuovo singolo dei Planet Funk.

Probabilmente gli artisti sono contenti, è comunque un modo per ottenere visibilità. Succede anche con altre aziende: qualcuno dice che il vero successo di Lady Gaga in Italia è nato con gli spot Tim, i più curiosi hanno imparato a conoscere The Asteroid Galaxy Tour con lo spot dell’Heineken lo scorso anno così come scovavano gruppi rock nei ’90 con Levi’s.

Eppure l’effetto degli spot Wind è diverso da tutti gli altri. Non si capisce perché, ma ogni canzone che transita sotto le scenette di Aldo, Giovanni e Giacomo diventa antipatica per molti, clienti e non. Sarà per come vengono tagliati i brani, sarà per l’associazione con il contenuto delle scene, sarà per le ripetizioni infinite. Artisti scappate se Wind vuole “utilizzarvi”.

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