Carosello re-re-re-reloaded

L’ormai cinquantennale nostalgia collettiva per Carosello non viene coltivata solo nelle edicole con le iniziative dei maggiori quotidiani (qualche anno fa La Repubblica, nel 2013 Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport); ogni tanto Rai e Sipra (ops, Rai Pubblicità) ripropongono su Rai1 un programma con lo stesso nome dell’originale.

Di solito i tentativi avevano visto tranvate in termini di ascolto; ma Carosello Reloaded sembra avere successo tra il pubblico: i numeri delle varie puntate sono stati piuttosto alti, anche se sorge il dubbio che siano derivati più che altro dai contenuti in cui sono stati framezzati, dall’access prime time all’immarcescibile saga di Montalbano.

I critici sono andati giù pesanti, a buona ragione: creatività modesta, qualche spot già visto in altri contesti riproposto o al massimo stiracchiato, senza storytelling orizzontale tra una puntata e l’altra. Giusto qualche timido accenno positivo all’ENI, che ha provato a presentare delle storielle animate, pur non particolarmente animate.

Tra gli investitori pubblicitari già si parla di un possibile ritorno in autunno, anche se sono veramente pochi i player disposti a investire su questo formato, che alla fine è uno spottone allungato, al massimo riproposto anche al cinema. La tanto acclamata interazione col second screen non si è vista affatto, c’è ancora tanto lavoro da fare.

Al telefono è più facile

Quando la scorsa estate Gartner aveva sostenuto che non rispondere alle richieste dei Clienti sui social media sarebbe diventato nel medio periodo rischioso quanto e più del non rispondere alle chiamate di assistenza, molti avevano ironizzato sull’ovvietà; poi pochi avevano preso provvedimenti.

Son passati mesi e recentemente si sono tenuti gli ennesimi convegni in giro per l’Europa in cui il Social CRM è stato presentato come una necessità più che come un’opportunità: di case histories davvero rilevanti se ne vedono poche, in termini di player e di utilizzo attivo da parte di utenti e aziende.

I vincoli sono tanti: qualche azienda ad esempio lamenta che è difficile trattare una richiesta rispettando le normative nazionali sulla privacy; ancor di più trattare un lead. L’atteggiamento di molte è orientato nel rispondere alle domande, ma evitare accuratamente di entrare in polemiche e flame.

Manca il coraggio, l’arroganza positiva che soprattutto le società più grandi dovrebbero avere. Aveva colpito molto la dichiarazione di guerra di Israele via Twitter; le società europee non riuscirebbero nemmeno ad affermare con sicurezza le proprie posizioni su argomenti ben più terra terra.

Nella maggior parte dei casi il problema è lo skill shortage, l’aver affidato il presidio dei touchpoint a stagisti e ragazzetti del Contact Center che hanno imparato a fare inbound e magari sono stati costretti con la frusta economica a qualche campagna di outbound; tutt’altra cosa rispetto a esporsi in pubblico.

Supermercati per ciechi

I nostri occhi fissi sullo smartphone durante la fila alla cassa del supermercato escludono ormai qualsiasi interesse per la merce ammucchiata nelle vicinanze: in Europa a soffrire sono probabilmente Perfetti o Ferrero, ma negli Stati Uniti sono intere industrie a rischiare.

L’editoria, in particolare, ha perso il vantaggio dell’acquisto di impulso anti-noia: a voglia a fare copertine vistose, i magazine non tirano più nemmeno in quei momenti di infinito tedio. La competizione con la marea di info multimediali (gratuite) sugli schermi è una sconfitta impietosa.

Qualche Specialist ha provato a ipotizzare nuovi scenari per sfruttare quei momenti topici a un passo dalla mano al portafogli, ma probabilmente l’unico mezzo che ancora possa colpirci è la sorpresa e la sorpresa è difficile tirarla fuori, specie quando servirebbe una converision lampo.

Servirebbero davvero queste tanto discusse analisi dei big data, potrebbero magari essere utili coupon un po’ più sensati di quelli che ancora oggi le casse sputano DOPO aver pagato, sperando che uno si ricordi di portarli appresso alla visita successiva. Ma siamo ciechi. E smemorati.