Il Web, il Mobile e Facebook

La sensazione, basata su esperienze del tutto soggettive ma sempre più frequenti, era nota da tempo: la fascia di utenti che utilizza Internet senza rendersene conto è in costante crescita. L’esplosione di massa dei social network da un lato e dei sistemi di instant messaging dall’altro sono state probabilmente le cause più eclatanti.

Oggi non è affatto raro incrociare utenti di tutte le età spergiurare di non usare Internet, ma poi vederli passare ore a sorridere sugli schermi di smartphone e tablet leggendo gli update di Facebook o WhatsApp; i package di telefonia mobile che ormai includono quasi sempre una mini-flat dati permettono loro di sentirsi “al sicuro”.

Gli effetti sono talvolta bizzarri: a volte questi utenti utilizzano giochi quasi costantemente connessi alla Rete senza rendersene conto; oppure, siamo al colmo, sono persone che dichiarano di non voler mai e poi mai utilizzare l’Internet Banking, ma sguazzano con semplicità nelle applicazioni di Mobile Banking/Mobile Payments.

Godiamoci l’aspetto positivo della faccenda: per quanto quasi inconsapevolmente, sta finalmente crescendo l’alfabetizzazione digitale di intere fasce di popolazione. Certo, resta il fatto che per raggiungerli bisogna cercare il modo giusto di parlare loro: perché non c’è app store o sito che tenga, loro usano Facebook, mica Internet.

Carlo Conti in sintonia col Paese

Come Fedez è stato considerato vincitore di X-Factor sedendo al banco dei giurati, Carlo Conti è sicuramente il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo pur essendone stato conduttore e direttore artistico. Non che sia la prima volta che accada: negli scorsi anni il livello non esattamente eccelso di molte canzoni ha fatto sì che a posteriori ricordassimo più il conduttore di quelle edizioni che i cantanti.

Eppure il caso di Carlo Conti non smette di stupire: non si tratta né di una delle mummie storiche della TV italiana che guidavano Sanremo fino a pochi anni fa, né uno dei conduttori radical-chic à la Fazio chiamati a reclutare nuovi spettatori. Il presentatore toscano è Rai Uno fatto persona, è l’uomo di decine di serate (e centinaia di pre-serali) l’anno, stavolta tirato a lustro per l’evento numero uno della rete.

Qualche mese fa, al debutto di una delle sue trasmissioni retrò, i giudizi qualitativi degli spettatori erano stati negativi: poi gli ascolti buoni, come quasi sempre gli succede. In altri casi (Tale e quale Show in primis) gli ascolti sono stati addirittura ottimi: merito probabilmente non dei piccoli scandali tipo Veronica Maya nuda, ma dell’effetto nostalgia coerente col target sempre più anziano del primo canale.

I critici televisivi hanno parlato di trionfo dell’uomo comune, di un approccio quasi populistico a scelte musicali e ospiti. I volumi impressionanti de Il Volo al televoto (solo le giurie hanno cercato di smussarlo) denotano che ormai Sanremo è un’appendice di un certo tipo di TV e cultura; persino le tante canzoni popolari-populistiche di Checco Silvestre hanno fatto fatica a raggiungere la stessa penetrazione.

Già negli scorsi anni si scriveva di Sanremo come specchio del Paese reale: quest’anno c’è stata piena sintonia tra voglia di rinascita economica e canzonette, tra governo toscano in carica e comici invitati. Certo, sono mancati guizzi di originalità o canzoni davvero indimenticabili: ma pochi sembrano essersene preoccupati, visti gli ascolti notevoli e gli osanna tributati da ogni dove al conduttore ovattato.