http://www.youtube.com/watch?v=rDlg-ajrEn4
Qualche giorno fa Ester Memoli ha segnalato questo video su FriendFeed, dando l’avvio ad un intenso dibattito su una scena che molti temono si ripeta quotidianamente nelle scuole italiane: allievi aggressivi nei confronti dei docenti, con modi un tempo ritenuti incredibili per un simile contesto formativo. Sorprendentemente, c’è un aspetto su cui tutti i partecipanti alla discussione concordano: la colpa viene data in maniera univoca ad alcuni programmi televisivi, in particolare a quelli ideati e condotti da Maria De Filippi, che su discussioni e litigi hanno basato la propria fortuna.
Alcuni citano Uomini e donne, altri Amici. Se la prima trasmissione ha un seguito marginale e fatto da casalinghe annoiate, la seconda riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico giovane e in qualche modo rappresenta la migliore approssimazione del “grande sogno” che diventa realtà. Non quello di vincere al SuperEnalotto per poi vivere una vita tranquilla “altrove”, ma quello di acquisire fama e ricchezza attraverso il proprio talento, per poi passare una vita sui palcoscenici. Personaggi come Marco Carta ed Alessandra Amoroso sono i testimonial di questa illusione.
L’arroganza degli studenti della “scuola” di Maria De Filippi è cifra stilistica della trasmissione sin dagli esordi, ma negli anni la voglia di protagonismo dei giovani artisti li ha portati a concentarsi sui litigi in pubblico coi professori come mezzo per evidenziare il proprio ego, la propria forza individuale. Scene come quella reale vista sopra sono tradizione ogni domenica sera su Canale5. L'”arroganza televisiva” è ormai uno stile di vita ed i reality show sono al contempo specchio fedele di questa realtà e modelli formativi per persone di tutte le età, non solo giovani.
Qualche anno fa uno studio calcolò 17 ore al giorno di risse televisive in Italia. Non è difficile immaginare che il dato sia in costante aumento; il vero problema è che i nuovi stili di comunicazione e interazione sono ormai abbondantemente tracimati nella realtà e contesti come la scuola sono culle perfette per raccogliere i germi nocivi di questo antagonismo esasperato, continuo e malcelato. La prossima volta che qualcuno parlerà di buoni “nativi digitali”, a noi sorgerà il dubbio che in realtà le nuove generazioni contengano più che altro cattivi “tamarri televisivi”.