Le sventure di Google arrivano in Europa

Avevamo già parlato molti mesi fa dei rumors sull’incipiente arrivo di Google nel mercato della posta elettronica. Ed è avvenuto: il primo aprile ci hanno stupito ancora una volta con i dettagli dell’operazione

Da lì in poi, però, è iniziato un calvario impressionante. La stessa azienda che appena pochi mesi fa aveva vinto il titolo di migliore brand 2003 imponendosi su marchi come Apple, Coca Cola, Samsung, proprio quella che da sempre riceve entusiastici commenti sulla propria immagine chiara ed essenziale, stavolta si è messa in un guaio più grande del previsto, proprio con lo stesso servizio che si sperava aprisse finalmente la strada verso la tanto rinviata quotazione in Borsa.

Prima la guerra verso le presunte vessazioni alla privacy aveva preso corpo negli Stati Uniti: Google era corsa ai ripari, mostrandosi disponibile a modificare parzialmente i contenuti della licenza. Negli scorsi giorni, autorevoli personaggi USA come Tim O’Reilly hanno criticato il tormentone. Ora, la fantomatica organizzazione Privacy International si lancia in una diffusa azione di protesta, con tanto di una lettera inoltrata alle autorità delegate in molti paesi Europei.

Il documento è interessante, perché cerca di spiegare nei dettagli cosa può e cosa potrebbe fare GMail. L’unica cosa che forse sfugge all’associazione è che, purtroppo, i concorrenti di Google fanno ben di peggio. Tra spam e pubblicità mirata, forse la seconda è un filino più utile. E tra chi dichiara apertamente le proprie strategie e chi le nasconde nei contratti di sottroscrizione da cliccare on line, forse vince Google, ancora una volta. Chissà se lo studente Sergey Brin, quando lanciò il suo servizio di ricerche con Larry Page, avrebbe lontanamente immaginato tutto questo putiferio…

2 pensieri su “Le sventure di Google arrivano in Europa

  1. Mi piace come scrivi e quello che scrivi. Se penso a ciò che ho terminato di scrivere io da poco e all’assurda pretesa di attribuirgli del valore mi sento la formichina che prova a guardare in alto!

  2. Pingback: Pingback dall'articolo » Un duro giudizio sulla pubblicità nei motori di ricerca

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