Bancarotta virtuale e fallimenti reali

La mente corre a qualche anno fa: Zivago e Giacomelli Sport offrivano degli interessanti programma di affiliazione ai partner italiani, qualche utente comprava e tanti pubblicitari mangiavano… Zivago fallì poco dopo: Feltrinelli ed Espresso si erano stufati di buttare soldi. Gli amministratori straordinari inviarono pagamenti da 2-3 Euro ai partner che avevano raccolto commissioni.

Giacomelli, invece, era solo l’emanazione on line di un gruppo ben radicato nella grande distribuzione: uno dei leader europei del settore sportivo, con marchi in Italia come Longoni o, appunto, Giacomelli. Zivago, almeno, ebbe il buon senso di non quotarsi in borsa: Giacomelli l’ha fatto nell’estate 2001.

Tornando ad oggi, la notizia che colpisce è quella dell’arresto del management dell’azienda sportiva, fondatore compreso. Si parla di 500 milioni di Euro di debiti e di 2.100 fornitori che hanno chiesto il fallimento. Ma, soprattutto, di quasi 300 persone in cassa integrazione.

OK, non era un’azienda “del mondo virtuale”. Ma era una delle tante che aveva cercato di succhiare il sangue dall’e-commerce, in un momento in cui la Rete sembrava non decollare. Un’altra croce rossa sulla lista. Sperando che sia l’ultima.

5 pensieri su “Bancarotta virtuale e fallimenti reali

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