Infieriamo sullo SMAU

L’edizione 2004 dello SMAU verrà forse ricordata come il punto più basso della storia della manifestazione. Considerando che riflessioni simili si erano udite anche l’anno scorso e quello prima, non è difficile intravvedere una china descendente che mette una certa tristezza. Forse gli ultimi “anni d’oro” erano stati quelli della grande illusione collettiva: ma già allora, non si trattava più del “Salone Macchine Automazione Ufficio” dei decenni precedenti, quanto di una scintillante edizione meneghina del Futurshow di turno, assolutamente mass market.

In questi giorni informatici di spessore come Paolo di eVectors o la premiata ditta Corsini & Bordin di HardwareUpgrade, avevano sollevato perplessità e rimestato ricordi sui tempi che furono. Se Mantellini ha ironizzato sulla solita pseudo-domotica di SMAU, il buon Moruzzi ha sottolineato il “pienone” in termini di spazi e di persone. Sono solo alcune delle tante voci alzatesi per commentare l’evento, dopo averlo visto o dopo aver deciso di non andarci: ecco perché appare ancora più insensato l’articolo entusiasta apparso su Il Sole 24 Ore.

Molti dicono “speriamo nel 2005“, nei tanti progetti di Cazzola che cercheranno di rilanciare un nome che, ai presunti acquirenti aziendali di informatica, ormai fa venire l’orticaria e poco più. Se pensiamo che molte “nuove leve” hanno preferito fare un salto ai WebDays e molti personaggi illustri hanno preferito il Salone del Gusto, potremmo domandarci chi potrà mai cambiare idea e tornare, il prossimo anno, a visitare una fiera che, dice la sfera magica, sarà vista come “il punto più basso della storia di SMAU”. Tanto per cambiare.

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