Previsioni mediatiche viziate

Il Foglio è stentoreo: mentre le elezioni statunitensi sono ancora in corso, proclama la vittoria di Bush ed a fondo pagina sghignazza sul pronostico che, a parer loro, è univoco. Il manifesto è ottimista: colpa dei sondaggi, probabilmente. Un giornalista travestito da blogger come Cohen non è da meno: fa addirittura gli auguri a Kerry.

Partecipano al gioco anche i bloganti “puri”: c’è chi è sicuro del risultato pro-Kerry, chi analizza i deliri propagandistici dei media. Alla fine, insomma, ognuno legge la realtà, spara pronostici e diffonde notizie sulla base delle proprie speranze e dei propri ideali. Mentre Kerry ammette la sconfitta, in giro per il Web si continuano a leggere miti speranze di chi lo sosteneva. Probabilmente, non ci sarà nemmeno il teatrino del 2000. Tanto è inutile.

Viste dall’Europa, le elezioni negli Stati Uniti sembrano il trionfo dello status quo, mischiato ad un uso delirante della tecnologia. Se in Italia i lettori “liberal” di Repubblica.it hanno scelto ampiamente Kerry, non è da meno per il resto del mondo: ma il feedback, al di là dei voti, lo si legge su Benrikland, il sito che ha promesso il sondaggione globale. Gli Statunitensi guardano malissimo agli Europei, gli Europei reagiscono con una sorta di aplomb francamente ingiustificato.

Alla fine, più che media, exit poll ed amenità tecnologiche varie, sembra che ciò che conta di più siano sempre gli stereotipi, che influenzano pareri ed azioni. Peccato che, stavolta, è in ballo il “capo del mondo”.

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