Servizi o contenuti?

Onorevole l’iniziativa di Gianluca Neri di riprendere l’aggiornamento di “Banca Dati della Memoria”, iniziativa un tempo avviata su Clarence con partner illustri dell’intellighenzia di sinistra italiana ed oggi planata, come molti altri contenuti (cfr. gli articoli di Genna od Orioles) su Macchianera.

Onorevole, soprattutto, perché parte da uno spunto di vita quotidiana che, però, lo ha spinto a ragionare sui massimi sistemi: un “ad maiora” della ragionevolezza in Rete che, tuttavia, deve far riflettere sugli spunti di fondo. Gianluca ha deciso, infatti, di metter su di nuovo il teatrino in considerazione dell’abbandono – anzi, della conversione forzata – del suo (ex) Clarence, da portale cool e “saggio” allo stesso tempo ad abominevole servizio di hosting (?) da una parte ed in portalino porta box pubblicitari dall’altra.

“Servizi, non contenuti”, pare sia stata la giustificazione dell’evoluzione. Si torna, come al solito, al vecchio dilemma per cui, dopo anni in cui si è cercato, in tutta Europa, di fabbricare contenuti su cui appioppare pubblicità, ci si è resi conto che l’unica attività che continua a produrre reddito è quella della connettività. Inquietante, ma vero: non c’è Excite che tenga, persino i “portali” (che certo non brillavano per l’originalità dei contenuti) ormai vengono svenduti dalla Tiscali di turno, riconcentrata come i concorrenti sul core business.

Le suonerie e le altre cavolate pseudo – VAS (in cosa starebbe, il valore aggiunto?) sono solo un (piccolo) step più avanti rispetto alla vendita di connessioni ed hosting: di fatto, basta vedere il billing, che di solito avviene tramite addebiti sui conti telefonici, per rendersi conto che chi ottiene i veri guadagni sono le compagnie telefoniche, non gli operatori del mondo della comunicazione o gli editori.

“Contenuti, non servizi”, rimane la chimera di chi vuole costruire un’Internet basata sulla compravendita di beni immateriali non legati, appunto, al mondo TLC. Ma la storia, si sa, sta andando in maniera diversa: Creative Commons e P2P sono ormai realtà consolidate e, per grazia di Dio, conosciute al largo pubblico. Certo, un giusto equilibrio tra contenuti “a valore aggiunto” e contenuti “di pubblico interesse” potrebbe essere il perno su cui far avanzare il traballante sviluppo economico della Rete europea…

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