Da Bonolis a Pupo, passando per Fazio (Fabio)

Vista dall’Europa, la situazione italiana appare quella di sempre: un’enorme commedia all’italiana, in cui i protagonisti principali sono gli stessi da decenni e verso i quali è difficile provare altro sentimento che una sorta di “tenerezza” per le sventure pubbliche e private dei soliti noti. Per chi è sulla scena della politica o della comunicazione da anni, gli italiani nutrono un misto di gratitudine ed odio, di simpatia e malcelato stupore. Non potrebbe essere diversamente, perché Andreotti come Baudo, Berlusconi come Arbore, potranno averne combinate di tutti i colori, ma avranno regalato ad ognuno di noi almeno un solo buon ricordo.

Al contrario di queste icone sacre, qualcuno recentemente ha avuto il coraggio di etichettare Fabio Fazio come “giovane di successo”. Etichetta comprensibile per il viso da eterno bravo ragazzo, un po’ meno per la reale età anagrafica: Fazio vaga sui teleschermi europei da venti anni, pressoché gli stessi di quelli del suo predecessore ad Affari tuoi, Paolo Bonolis. “Predecessore” per modo di dire, visto che il “pacco“, alla fine, l’han tirato a lui, sollevandolo dall’incarico relativo alla nuova edizione del programma.

Il management Rai ha addotto scuse vaghe per giustificare l’abbandono di un’ipotesi che, nella realtà, nessuno (tranne il povero Fazio, probabilmente), aveva davvero preso sul serio. Ieri si era addirittura fatto vociferare ad arte che la rinuncia sarebbe derivata dal conduttore stesso: oggi è scoppiato il bubbone politico legato all’evidente tentativo di mandare a rotoli il programma nella “fascia di garanzia” autunnale, quella in cui tutti gli occhi degli investitori pubblicitari sono rivolti al comprendere i cavalli vincenti della stagione. Inutile dire che la beneficiaria della situazione dovrebbero essere Mediaset ed i suoi proprietari.

Per quanta simpatia possa ispirare un’altra memoria vivente italiana, il buon Pupo, viene spontanea qualche perplessità nell’immaginarlo proiettato a condurre il programma di punta dell’ammiraglia Rai. Il suo nuovo programma estivo non riesce nemmeno a superare Paperissima Sprint, un collage di “papere” di videoamatori già trasmesse dagli anni Ottanta in poi (cfr. commento a cura di Columbro e Cuccarini). Eppure lo si vuol far passare come un successo, visto che lo si paragona al Supervarietà che andava in onda fino alla scorsa settimana. Programma che, tra l’altro, è anch’esso un collage di momenti televisivi dal Dopoguerra ad oggi. Che abbiano ragione, a guardarci con sguardo intenerito?

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