Il marketing dei prodotti biologici cannibalizza i prodotti standard

La linea Prima Natura Bio di GranaroloSono obiettivamente buoni, i prodotti della linea Prima Natura Bio di Granarolo: prendiamo il burro, il più classico dei prodotti caseari, che il sito descrive come «pieno di… garanzie». Si tratta di un prodotto con un solo ingrediente, l’83% di materia grassa derivante «esclusivamente da panne di latte fresco da agricoltura biologica». Stessa quantità del prodotto base della Granarolo: la differenza è appunto la qualità del latte.

La confezione del burro Prima Natura Bio esalta ulteriormente questi aspetti:

«Burro PRIMA NATURA BIO da Agricoltura Biologica

L’Agricoltura Biologica è un metodo di produzione che opera nel pieno rispetto della natura, adottando solo tecniche di coltivazione che mantengono l’equilibrio biologico e tecniche di allevamento che rispettano il benessere degli animali ed escludendo l’uso di Organismi Geneticamente Modificati.»

Bellissimo, non c’è nulla da eccepire. Molto affascinanti anche l’etichetta relativa al “Controllo biologico” del Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici, quella “Ricerche alimentari Granarolo – Rispettiamo l’Uomo e la Natura”, i riferimenti alla validazione ISO 9001:00 degli stabilimenti. Sembra di essere davanti al burro perfetto, naturale e rispettoso dell’ambiente e della salute umana. In confronto, il tradizionale burro azzurrino Granarolo, fa sorgere seri dubbi di coscienza: perché acquistarlo, quando non presenta tutte le garanzie elencate sul suo cugino verde? Resta solo, evidentemente, un tema di budget disponibile per ognuno dei mille prodotti che compongono la nostra dispensa.

In Italia, almeno, si rischia poco in termini di OGM: in alcuni paesi europei, al contrario, non è così infrequente incappare in prodotti in cui l’assenza di label “no OGM” non è casuale. Le maggiori catene di ipermercati, ad esempio, vendono ormai prodotti alimentari “primo prezzo” di vaghe origini, prodotti private label con un minimo di controlli, prodotti ecologici di marca (e non) con premium price. I prodotti di marca standard rimangono tramortiti, stretti tra alto e basso senza troppi razionali per essere scelti.

Il tutto dipende da decisioni internazionali di altissimo livello, quasi politico più che economico: il marketing tradizionale cerca di adeguarsi, ma vive un equilibrio instabile. Nel breve termine, si creano le premesse per prodotti destinati a target danarosi, ma nel lungo termine si uccidono i prodotti storici. Negli Stati Uniti, si ragiona per eccezione: nella stragrande maggioranza dei prodotti alimentari sono abitualmente presenti tracce di processi produttivi non troppo tradizionali ed i prodotti ecologici vengono venduti a caro prezzo. Probabilmente, anche l’Europa si sta avviando su questa strada: chi può, mangia naturale, chi no… Che fa?

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