Dialoghi e monologhi

Più che un vero dibattito, la diretta di domani sera con protagonisti i due candidati Premier italiani ha il sapore delle vecchi tribune politiche: un giornalista che fa domande preparate in anticipo ed ascolta il monologo di risposta del personaggio di turno. I portavoce l’han chiamato “dibattito all’americana” quasi a volerlo nobilitare, ma già oggi qualcuno l’ha smontato a priori: grande noia secondo alcuni, sforzo di finta neutralità per altri. Chissà come andrà l’audience: si è evitata la diretta a reti unificate, che era implicita nella proposta di Sky di ospitare gli incontri e mettere a disposizione il segnale agli altri canali, italiani e non.

Dopo gli imprevedibili (si fa per dire) esiti del finto dialogo tra Premier ed Annunziata, anche il finto – dibattito di domani rifletterà gli umori della campagna in corso: una battaglia continua che fa dei monologhi polemici il suo modus operandi. Basti guardare i messaggi passati dalla cartellonistica: Berlusconi che si staglia adolescente su scritte del tipo “Ritorno alla leva? No, grazie”, a voler affermare la propria visione positiva e liberatoria della cosa pubblica contro i programmi della sinistra (che parlerà davvero di ritorno alla leva?). L’altro monologo visivo è quello di Prodi: una foto sbiadita in cui il professore stende la mano verso i cittadini, quasi a volersi schernire. Altro che gesti di apertura.

Anche le parole del buon Professore sono sbagliate: scrivere “La serietà al Governo” è una scelta drastica, considerando che è indirizzata a quell’elettorato che 30 anni fa urlava “La fantasia al Potere”. Che si sia perso il valore del dialogo in favore dell’affermazione del sé è un dato di fatto: ma da sinistra ci si poteva aspettare uno sforzo di comunicazione migliore, un’apertura al dibattito vero, quello che coinvolge tutti gli strati sociali. Se persino la destra ha impostato una campagna “contro”, il vero punto di congiunzione delle varie campagne è che nessuno parla di ciò che vuol fare, quanto di quello che non vuole avvenga se vincerà la parte avversaria.

Si potrebbe leggere il programma elettorale, ma obbiettivamente il tomo del centrosinistra non è proprio uno sforzo di dialogo coi cittadini quanto, ancora una volta, un monologo tecnico. A destra il monologo assume toni populistici, ma non è una novità: almeno per salvare le apparenze, lo si sarebbe potuto far passare come frutto della raccolta di input da parte dei cittadini, piuttosto che come parto di pseudo – illustri politicanti destrorsi. Ora ci aspettano gli atti supremi: i doppi monologhi organizzati da Minum e Vespa. Non c’è nemmeno il pubblico in studio: la gente è del tutto un optional, nel grande e noioso spettacolo della politica unidirezionale.

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