I veri blog sono meno del previsto

Con il consueto ritardo (sigh), ecco una possibile risposta al meme più diffuso negli ultimi giorni nella blogosfera italiana, “Definire un blog in 2.000 battute”, gentilmente passato da [mini]marketing. Una staffetta impegnativa perché si è al tempo stesso atleti e spettatori: da un lato i blogger scrivono post, dall’altro dedicano del tempo a cercare di capire il destino della categoria. Esercizio corretto, vista la grande attenzione che ormai viene prestata a questo strano mondo, che abitualmente si immagina vissuto contemporanemante da adolescenti e professionisti, appassionati di qualsivoglia tema e gente in cerca di notorietà.

Basti guardare cosa viene ricercato su un blog nato nel 2001 per rendersi conto di quanto siano diverse le esigenze dei navigatori: i blog sono un insostituibile patrimonio sostitutivo proprio per il loro essere da un lato onnicomprensivi, dall’altro destrutturati. Un tempo, si apriva un sito su un particolare argomento quando si pensava di poter offrire un numero significativo ed organico di informazioni; oggi, si apre un blog cui aggiungere quotidianamente brandelli di informazioni, frammezzati magari con osservazioni del mondo esterno, link interessanti, commenti sulle notizie del giorno.

Proprio questi ultimi elementi ricordano la vera essenza dei blog: più dei nostri noiosissimi contenuti pseudo-professionali, i disordinatissimi blog su MSN Spaces, spesso redatti da giovani, risultano più aderenti all’etichetta originale. Il motivo è probabilmente legato al modo di vivere il Web: solo chi dedica una parte sostenziale del proprio tempo a coltivare le proprie amicizie in Rete, condividerne le informazioni ed utilizzarla come principale fonte di aggiornamento riesce a dedicare organicamente parte di queste ore a commentare ciò che vede intorno (realmente e virtualmente), così come si farebbe normalmente con gli amici alla macchinetta del caffé.

I blog sono dei calderoni che trovano l’unico fattore comune nella personalità di chi li scrive. A volte è affascinante seguire l’evoluzione nel tempo di simili spazi: cambiano gli interessi dell’autore, si vede evolvere la sua vita personale e professionale. Una sorta di effetto strain virtuale: evolvono lentamente le caratteristiche del blog e sembra sempre di riconoscere chi vi dedica tempo e risorse, magari con qualche ruga in più. Ed ora basta con ‘sto delirio: le 2.000 battute sono finite ed è ora di comunicare a chi passare il testimone e cioè

[Cut]

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