I panni sporchi di Italia.it trasbordano off line

L'Italia lascia il segno?All’inizio se ne parlava solo in Rete: la nuova immagine turistica dell’Italia ed Italia.it nelle scorse settimane erano diventati il principale argomento di conversazione di blogger ed utenti della Rete. I pareri erano tendenzialmente negativi: la maggior parte delle persone riteneva fossero stati spesi troppi soldi per prodotti non all’altezza della nostra immagine internazionale. Questioni di punti di vista e gusti personali, che però nel corso delle settimane hanno contribuito a montare un caso prima mediatico, poi politico. Non solo in Italia: le prime tracce critiche sui media sono apparse sui blog dei media stranieri. Un buon esempio è l’articolo che Javier Salas di TeleCinco ha postato sul suo blog a proposito della scarsa originalità dei logo e payoff della campagna.

Proprio questo punto è stato quello più attaccato dai professionisti della pubblicità: effettivamente “lascia il segno” non solo è del tutto identico agli analoghi slogan spagnolo e portoghese, ma è anche stato usato ed abusato dalla pubblicità italiana degli ultimi decenni. I webdesigner, invece, hanno puntato più su aspetto e tecnologia del portale: in questo senso è nata l’iniziativa rItaliaCamp, con la finalità di ricreare da zero un prodotto presentabile e commercialmente appetibile da parte degli stranieri. Qualcuno ha seguito strade più drastiche e si è lanciato in inopportune campagne di googlebombing, che vista la scarsa sensibilità del GoogleBot rispetto a queste iniziative, rischiano di lasciare segni indelebili per la nostra Nazione anche al di là del portale.

In generale, non è una grande idea denigrare pubblicamente Italia.it: come ha notato qualcuno nei commenti su Caymag, una volta messo on line il pur discutibile prodotto, si dovrebbe cercare di tutelarlo e farlo crescere rispetto al resto del mondo, che già normalmene non ha grande stima dell’Italia e del suo sviluppo tecnologico. A livello nazionale, ovviamente, ben vengano interrogazioni parlamentari e saette del Gabibbo: ma se anche le regioni si dissociano per motivi di convenienza politica, l’immagine complessiva è del tutto negativa: nulla potrebbe fare nemmeno un restyling totale della campagna e del sito. Il quale, tra l’altro, inizia a raccogliere anche qualche consenso positivo.

La posizione più matura, in tutta la faccenda, è stata quella di Anna Masera, che dopo il suo post iniziale sul suo blog, ha iniziato a raccogliere i feedback degli utenti per trasferirli sulla carta stampata. Prima ha intervistato Roberto Falavolti, amministratore delegato di Si Innovazione Italia, poi ha pubblicato un articolo riassuntivo su La Stampa, utile anche per far comprendere ai meno avvezzi alla tecnologia lo stato delle cose. Successivamente, ha pubblicato la posizione di IBM Italia, leader tecnologica del progetto, non esprimendo pareri gratuiti ma chiedendo nuovamente feedback agli utenti. Finalmente qualcuno che vive questa vicenda in maniera professionale, non emotiva e propositiva.

1 pensiero su “I panni sporchi di Italia.it trasbordano off line

  1. L’Italia ha sicuramente bisogno di nuove strategie sul turismo, deve sviluppare una prospettiva di medio e lungo termine per recuperare una posizione che, alla fine degli anni ’80, la posizionava tra i leader mondiali.

    Il recupero della leadership può essere raggiunto anche con un branding del Paese, ma é abbastanza ovvio che ciò non possa bastare.

    Serve una convergenza di competenze, idee, esperienze, INTUIZIONI: l’obiettivo comune di tutti dovrebbe essere un RILANCIO DELLA CREATIVITA’ COME PRIMO SUPPORTO PROMOZIONALE DEL PAESE.

    Auguriamoci che la collaborazione prevalga, pienamente, su un senso ‘autolesionista’ che non aiuta il Paese, non promuove l’INDUSTRIA TURISTICA.

    La pubblicità dell’Italia nel mondo dovrebbe andare oltre un portale web, dovrebbe essere sostenuta da ciascuno, impegnato per il proprio ruolo o per la propria intelligenza ad agire per l’interesse del Paese.

    http://marketing-intelligence.blogspot.com/2007/02/il-portale-italiait-e-la-competitivit.html

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