In autonomia, in partnership o come capita: basta esserci

Termina nei prossimi giorni la promozione Coca Cola che da febbraio, in base ad un ampio accordo di collaborazione con iTunes, ha offerto la possibilità di scaricare gratuitamente un brano musicale per ogni bottiglietta di bibita da mezzo litro acquistata. Il sito italiano della Coca Cola, nell’ambito di questa iniziativa attira-giovani, ha predisposto una piattaforma digitale per ospitare la musica degli artisti emergenti, anche nell’ottica di invitarli ai vari eventi sponsorizzati in Europa. L’iniziativa ha avuto un discreto successo, probabilmente più per l’appeal del mondo iTunes che per l’effettivo interesse nell’acquistare appositamente le bottiglie partecipanti all’iniziativa.

Le intense dichiarazioni di amore tra le filiali europee di Coca Cola ed iTunes che in questi mesi hanno accompagnato il lancio di iniziative simili in diversi Paesi, suonano con un po’ strane a chi, appena pochi mesi prima, aveva seguito le vicende di Mycokemusic, la piattaforma di download digitali lanciata proprio dalla multinazionale delle bollicine nel 2004. Con fare belligerante, la piattaforma basata su OD2 (il famoso servizio creato da Peter Gabriel) aveva visto il suo fulcro in Gran Bretagna, per poi morire nel 2006 tra l’assordante silenzio dei manager di Coca Cola, ormai prossimi ad un accordo con iTunes, che già aveva sottoscritto qualcosa di simile con Pepsi.

Lo scorso Natale, qualcuno lo ricorderà, Coca Cola si era invece lanciata su YouTube, con finalità simili a quanto già fatto con iTunes: investimenti pubblicitari finalizzati ad attirare i fan delle rispettive piattaforme verso il mondo delle bibite gasate. A Natale prossimo, c’è da immaginare, le partnership avverranno con altri soggetti, nel frattempo di maggior successo: non basterà più nemmeno buttarsi su SecondLife, attuale passatempo delle aziende di tutto il mondo. Sulla Rete miti e passioni scorrono velocemente: molti panorami tridimensionali delle aziende già oggi languono desolati, dopo la folla dei giorni seguenti gli annunci sui giornali di ogni iniziativa.

Da notare che il vampirismo delle aziende rispetto alle piattaforme più popolari coinvolge ormai anche le filiali europee dei colossi statunitensi del Web: caso celebre, ad esempio, è la recente partnership italiana tra Yahoo! e Monster, fortemente stridente rispetto alla concorrenza sfrenata che l’ex HotJobs, da anni sotto l’egida di Yahoo! negli Stati Uniti, da sempre mantiene con Monster. Qualcosa di simile è successo anche con le piattaforme di dating, le cui partnership con gli editori sono state varie e dinamiche nel corso degli anni. In Europa, la fanno da padrone gli account manager dei siti di successo: le aziende clienti, evidentemente, li ascoltano in base all’hype che la loro piattaforma genera.

La tecnologia come status, tra Euro e Dollari

L’urlo disperato di Leander Kahney, l’autore di Wired specializzato nel mondo Apple, suona strano alle orecchie degli europei: vedere un pur brillante giornalista lamentarsi per la perdita di “geekitudine” della sua marca preferita fa nascere qualche sospetto sulla capacità di distinguere passione e professionalità, status e tecnologia. In questo, Kahney è un po’ interprete di molti altri macintoshiani della prima e della seconda ora: non di quelli attuali, che ormai vedono la mela morsicata con occhio diverso e fanno appunto arrabbiare i primi. Da un lato i duri e puri del mouse ad un tasto, contrapposti agli acquirenti dei nuovi prodotti, molto più pragmatici e semmai coscientemente modaioli.

Quei ragazzini che Kahney critica tanto, sono stati la salvezza della Apple: l’aver perso la label “Computers” nel nome è stato non solo l’ultimo passo della rivoluzione intelligente di Steve Jobs, quanto il primo di una nuova azienda che opera in un nuovo mercato. Informatica ed elettronica di consumo, di fatto, convergono sempre più e questo sta cambiando il nostro modo di vivere entrambi i mondi: un approccio più soft verso il mondo dei computer va ad unirsi con una maggiore predisposizione a gestire il cambiamento tecnologico a proprio favore. Per la prima volta non è tanto il potersi permettere un Mac da migliaia di dollari ad attribuire uno status, quanto l’assaporare il pezzettino mancante della mela.

L’unico problemino, per noi europei, è che le politiche commerciali di Apple prima e dei suoi competitor poi, stanno facendo lievitare sensibilmente i prezzi anche per gli oggetti meno impegnativi. La stessa diffusione dei famigerati iPod in Europa, di fatto, potrebbe essere sensibilmente maggiore qualora i prezzi al consumo seguissero l’andamento del cambio Euro/Dollaro, piuttosto che essere partoriti a tavolino da chi sa che la domanda è rigida, ma non stima il mercato europeo come sufficientemente ampio per rischiare di più. Questo, in un circolo vizioso, non fa che acuire il divario tra le varie anime del nuovo mercato: troppo distanti, ancora, per potersi avvicinare.

Un po’ di sano cinismo sugli user generated contents

Ha sollevato un po’ di polemiche e di riflessioni piccate la notizia che la partecipazione alle più note iniziative del Web 2.0 è decisamente meno ampia del previsto, se non altro rapportando autori e usufruitori dei tanto osannati user generated contents. Si palpa la delusione di chi per mesi si è riempito la bocca di centralità dell’utente, di centauri metà-scrittori e metà-lettori, di giornalismo diffuso e di produzione multimediale di qualità da parte delle operose formichine di YouTube e dintorni. Si dice sempre: Web 2.0 è sinonimo di un nuovo modo di intendere la Rete. Ciò che non si dice, è che poi gli utenti ronzano sempre intorno ad un nucleo ristretto di fornitori di contenuti.

A guardare i numeri della “clamorosa” ricerca, ci si rende conto di non essere molto lontani dai tempi dei primi Ciao.com o Dooyoo: allora gli utenti venivano retribuiti per scrivere recensioni, oggi gli autori dei blog aprono i propri spazi sognando di ricevere corposi assegni da Google e Overture. Si trattava di poche migliaia di navigatori allora e si parla di qualche centinaio di migliaia di produttori di contenuti adesso, di cui appena poche migliaia con un seguito appena significativo: numeri comunque risibili rispetto al pubblico della Rete, che nel frattempo sta esplodendo in termini di miliardi di persone.

I lettori di Wikipedia, ad esempio, sono un numero continuamente crescente grazie al grande peso che i motori di ricerca, Google e Microsoft Live in primis, destinano alle sue pagine: il motivo di tanto successo è indubbiamente legato alla profondità verticale ed orizzontale della conoscenza disponibile. Anche solo limitandosi alla versione italiana, è facile notare come sia un bene che solo le persone veramente esperte dei propri argomenti preferiti (per motivi personali o magari professionali) integrino la piattaforma con le informazioni in loro possesso: cosa succederebbe se chiunque passasse da Wikipedia sentisse l’irrefrenabile bisogno di scrivere delle proprie passioni? Non è difficile immaginare un esplodere di lemmi legati ai personaggi del Grande Fratello: sicuramente personaggi popolari, ma non esattamente di spessore enciclopedico.

YouTube, che permette (ancora per poco?) di pubblicare contenuti protetti da copyright, mostra come i contenuti generati dagli utenti siano decisamente più interessanti dai clip copia/incollati dalle produzioni televisive, tipicamente di intrattenimento spiccio. Raffaele Mastrolonardo ne aveva già parlato diversi mesi fa: solo l’1% degli internettari produce conteuti, solo il 10% lo integra, riordina e commenta e l’89% si limita ad usufruirne. Il che, è un aspetto molto più positivo di quanto sembri: se si moltiplicasse per 100 il volume di foto su Flickr, avremmo 99 volte più foto di compleanno, non di certo 99 volte più capolavori. Puro rumore, di cui si può decisamente fare a meno.

Marketing blog Playoffs 2007: si fa sul serio

Chiuse le iscrizioni, i Marketing blog Playoffs entrano nel vivo. Il tabellone pubblicato oggi dimostra che non tutti i 36 blog iscritti nel wiki sono stati accettati dalla giuria: o perché troppo vecchi (primo post precedente al 2006) o perché corporate blog. Nel giro di poche ore la blogosfera ha già reagito, dimostrando interesse per l’iniziativa e spirito critico: si vede che c’è una gara in corso e si sente il forte spirito competitivo di alcuni e la relativa passività di altri. Speriamo non volino le pentole (virtuali)…

Bisogna dire che la media qualitativa dei blog è abbastanza alta: la bontà delle iniziative, tra l’altro, non è direttamente corrispondente all’anzianità, visto che anche blog nati da poco si rivelano interessanti e con un ottimo potenziale. Molto diverse le modalità di gestione: alcuni blog sono strettamente individuali, mentre stanno aumentando esponenzialmente i blog collettivi. Inizia ad apparire anche qualche iniziativa di microeditoria, anche se al momento questi blog non sono all’altezza dei loro cugini della stessa famiglia, ma di altra natura.

Tantissimi i blog di studenti, neo-laureati e neo-masterizzati: in alcuni casi il taglio è più personale, in altri casi si tratta di iniziative collettive nate spontaneamente o incentivate dai docenti. Chiodo fisso di questa fascia di blogger sono le forme di marketing alternativo e le campagne pubblicitarie più provocanti; queste ultime spesso rimbalzano più volte tra blog amici e poi, se particolarmente divertenti/strambe, finiscono nel flusso dei blogger mainstream. In questo senso, molti dei partecipanti al concorso sono spesso all’avanguardia nello scoprire idee nuove per il resto degli autori italici.

Speriamo che in questi giorni i candidati diano il loro meglio: è vero che il giudizio viene effettuato su base storica, ma sarà divertente vedere cosa si inventeranno i blog partecipanti per risultare originali ed interessanti ed attirare l’attenzione dellagiuria. In ogni caso, sarà stata una bella iniziativa per conoscere nuovi autori con gli stessi interessi. Per gli aggiornamenti ufficiali, come sempre, il riferimento sarà il wiki. In bocca al lupo ai partecipanti…

Tumblelog e Twitter per tornare all’essenza dei blog

Chi c’era lo sa. Chi ha visto nascere la pallina dei blog, quella che di valanga in valanga diventata l’attuale blogosfera, sa che al giro del millennio, i blog erano qualcosa di ben diverso da quello che sono oggi. Altro che kilometrici post (vedi sotto) sui massimi sistemi: si trattava di un sensazionale metodo per appuntare in Rete le proprie segnalazioni, fossero esse un link o il pensierino (magari sciocco) del momento. Dinamici, veloci, sintetici. Poche parole, tanti link, qualche immagine significativa e magari nemmeno un titolo. Non serve andare lontano: basta ad esempio prendere uno dei primi mesi di vita del ManteBlog per notare le tante differenze nello stile e nella sostanza rispetto al blog odierno.

Oggi questo tipo di descrizione è valida sì e no per i Tumblelog, che sono esattamente ciò che erano i blog 6-7 anni fa. Ovviamente ora anche le tracce su Tumblr e dintorni hanno feed RSS e altre amenità: ma ciò che li differenzia fortemente dai fratelli maggiori è la rapidità di aggiornamento e la proporzionalmente frequente voglia di consultarli. Ciò che succede anche con Twitter, che ultimamente ha rapito i Maestrini e molti altri navigatori di lungo corso: capita di leggere le loro note e sembra di tornare ai tempi del Tribook. Un salto nel tempo, verso l’essenza del blog.

Si trovano in Rete articoli interessanti come quello di Kathy Sierra sulla “ricompensa psicologica” che i lettori assidui dei Twitter altrui ricevono nel vedere i propri amici che scrivono una notiziola in tempo reale, uno spunto di riflessione o un link interessante. Seguire un flusso via tumblog o Twitter regala effettivamente la soddisfazione di vedere un flusso informativo costante e poco impegnativo: è facile scrivere, è facile leggere. Tutt’altra cosa rispetto ai nostri blog prolissi, in cui è ormai un dovere morale scrivere in maniera strutturata e completa. Non è difficile capire perché, a questo punto, ci sia tanta diffidenza tra blogger e giornalisti: ci si ruba il mestiere a vicenda.

Tornando a Twitter, c’è chi lo usa per monitorare la propria attività e c’è chi è sicuro che la pigrizia degli utenti ne causerà un rapido declino. Ipotesi poco probabile, però: il successo degli SMS insegna che la brevità è il miglior stile comunicativo dei nostri giorni e queste nuove applicazioni dall’animo antico rispondono in pieno a questo bisogno. Semmai, il vero pericolo è la noia: chi sta seduto tutto il giorno davanti ad un foglio Excel, ha veramente poco da scrivere sul proprio taccuino virtuale pubblico. Per questo pubblico, probabilmente, avranno più successo sistemi di bloc notes virtuali, versioni moderne del nostro copia/incolla quotidiano: privati, ma condivisibili all’occorrenza.

Segnalazioni ed auguri (pasquali e non)

Il logo dei Marketing blog Playoffs 2007La prima segnalazione la merita sicuramente l’iniziativa Marketing blog Playoffs 2007: una bella idea figlia di [mini]marketing, con una missione chiara ed una conduzione snella e divertente. Già ora, quando sono ancora in corso le iscrizioni da parte dei blog “giovani” (quelli nati da gennaio 2006 in poi, spesso gestiti da studenti o neolaureati), è piacevole scorrere le liste dei partecipanti e scoprire nuovi blog personali, di gruppo, specializzati o tuttologi. Si preannunciano settimane di piacevole discussione su contenuti e forma della blogosfera italiana markettofila: purtroppo il tempo da dedicare all’iniziativa durante i giorni lavorativi è poco o nullo… Ci aspettano notti insonni!

Tanto per augurare ai giovani protagonisti di questa iniziativa di festeggiare la Pasqua con la speranza di nuovi lavori affascinanti ed interessanti, l’altra segnalazione arriva via LinkedIn: si tratta di due posizioni offerte su Milano. L’azienda è XYZ Reply, l’agenzia creativa del Gruppo Reply che qualche settimana fa ha attirato l’attenzione di molti di noi con la pubblicazione della versione italiana del noto articolo di O’Reilly sul Web 2.0. Questo è un estratto dell’offerta di XYZ Reply, pubblicata da GianMario Motta, per due Digital Marketing Junior Consultant.

XYZ Reply (www.xyz.reply.it), division of the Reply SpA Group, provides cross media communication consulting and development services.

We currently have two internship opportunities within the consulting and project management division.

Qualifications:

  • Undergraduate or recently graduated in Economics or Marketing max 26 years old
  • Excellent verbal and written communication skills
  • Strong presentation skills
  • Strong positive mental attitude
  • Knowledge of classical marketing and statistics theory
  • Good knowledge of the most common programs as MS Office (Word, Excel, Powerpoint)
  • HTML and web environments knowledge is a plus

We offer:

  • 6 months of internship (stage). Our offices are located in Milan (Italy)
  • strong tutorship

Auguri a tutti: per Pasqua, per i Marketing blog Playoffs 2007, per la ricerca di un nuovo lavoro…

Mondo cane, il mondo non cambia

Un’attività divertente per i curiosi del mondo televisivo nostrano consiste nello spulciare i palinsesti notturni: a parte Gabriele La Porta che pontifica sulla “sua” RaiNotte, sugli altri canali si sviluppa un florilegio di contenuti “alternativi”, frutto di attenta attività di raschiamento dei fondi di magazzino da parte dei programmatori. I dati infinitesimali sugli ascolti, d’altronde, non giustificano molto l’investimento in produzioni di eccellenza: al massimo, si propongono a nastro repliche di ciò che è andato in onda durante il giorno. Nel frattempo, sarebbe bello capire a che punto è l’applicazione delle disposizioni dell’Authority sulle reti minori.

La palma di stanotte, ad esempio, va a Mondo Cane, uno dei film più strani della storia del cinema. “Film”, di per sé, è riduttivo: si tratta da un lato di un documentario, dall’altro di un inquietante collage di scene artefatte vogliose di documentare realtà esasperate; il tutto, comunque, condito da una bella colonna sonora di Riz Ortolani. Mondo Cane fu il capostipite del filone “mondo movie“, che dal primo presero soprattutto lo spirito prosaico e perverso, fino al filone (a dir poco) erotico di Joe D’Amato e Russ Meyer.

Più dei suoi epigoni (si andò avanti per 25 anni, a partire da inizio anni Sessanta e fino alla fine degli Ottanta), Mondo Cane lasciava intendere qual era e qual è lo spirito europeo dei nostri tempi nei confronti dei contenuti multimediali. Non si tratta della spettacolarizzazione ludica hollywoodiana: dalle nostre parti lo spirito critico si è trasformato in ludibrio investigativo, la voglia di conoscenza in desiderio di emozioni forti. A volte si ha la sensazione che alcuni rimpiangano la mancanza di uno snuff movie rispetto agli eventi di Cogne o Erba.

Che questo approccio sia spavaldo durante l’adolescenza e voyeuristico negli anni successivi, sta nella natura delle cose; tuttavia, la crescita esponenziale dell’attenzione che i media prestano a bullismo ed altri fenomeni gravi nella scuola secondaria sicuramente sollazza gli appassionati del genere, ma ha ormai innestato un fenomeno di emulazione inarrestabile. Finire sull’home page di Repubblica.it, che sistematicamente ogni giorno pubblica una notizia a tema, è una medaglia che vale probabilmente più di un buon voto. E se Repubblica.it continua a dar credito a queste notizie, è perché si tratta di irresistibili attira-traffico.