La tecnologia come status, tra Euro e Dollari

L’urlo disperato di Leander Kahney, l’autore di Wired specializzato nel mondo Apple, suona strano alle orecchie degli europei: vedere un pur brillante giornalista lamentarsi per la perdita di “geekitudine” della sua marca preferita fa nascere qualche sospetto sulla capacità di distinguere passione e professionalità, status e tecnologia. In questo, Kahney è un po’ interprete di molti altri macintoshiani della prima e della seconda ora: non di quelli attuali, che ormai vedono la mela morsicata con occhio diverso e fanno appunto arrabbiare i primi. Da un lato i duri e puri del mouse ad un tasto, contrapposti agli acquirenti dei nuovi prodotti, molto più pragmatici e semmai coscientemente modaioli.

Quei ragazzini che Kahney critica tanto, sono stati la salvezza della Apple: l’aver perso la label “Computers” nel nome è stato non solo l’ultimo passo della rivoluzione intelligente di Steve Jobs, quanto il primo di una nuova azienda che opera in un nuovo mercato. Informatica ed elettronica di consumo, di fatto, convergono sempre più e questo sta cambiando il nostro modo di vivere entrambi i mondi: un approccio più soft verso il mondo dei computer va ad unirsi con una maggiore predisposizione a gestire il cambiamento tecnologico a proprio favore. Per la prima volta non è tanto il potersi permettere un Mac da migliaia di dollari ad attribuire uno status, quanto l’assaporare il pezzettino mancante della mela.

L’unico problemino, per noi europei, è che le politiche commerciali di Apple prima e dei suoi competitor poi, stanno facendo lievitare sensibilmente i prezzi anche per gli oggetti meno impegnativi. La stessa diffusione dei famigerati iPod in Europa, di fatto, potrebbe essere sensibilmente maggiore qualora i prezzi al consumo seguissero l’andamento del cambio Euro/Dollaro, piuttosto che essere partoriti a tavolino da chi sa che la domanda è rigida, ma non stima il mercato europeo come sufficientemente ampio per rischiare di più. Questo, in un circolo vizioso, non fa che acuire il divario tra le varie anime del nuovo mercato: troppo distanti, ancora, per potersi avvicinare.

3 pensieri su “La tecnologia come status, tra Euro e Dollari

  1. Qui ci sarebbe da farla lunga ma… non c’è tempo: tiriamola via

    tu, adamantino come spesso, hai logica ragione

    il macchista dal nome improbabile, del resto, lo capisco

    anche perché m’affaccio qui, da web-hobo, con un elettrodomestico del 2000

    il che vorrebbe esaltare il valore della durabilità, concetto che il marketing propone ormai poco… le nostre coscienze lo ricordano solo se sensibili al valore della sostenibilità

    il che non è ancora patrimonio collettivo… bon, auspico che Stefano Lavori continui a produrre longevi marchingegni anche nell’elettronica di consumo e, comunque, avendo fatto il mio primo acquisto in rete, posso confermare che tre paia di scarpe per tutta la famiglia… sì, pur con tutte le spese postali, sono state un grande affare

    ci fregano col cambio, poco da dire

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