Nostalgia di Arrested Development

Arrested Development è stata la serie televisiva per la quale la tipica distanza tra telespettatori e critica non solo si è ampliata a livelli mai visti prima, ma soprattutto quella che ha visto giocare i due pubblici a ruoli invertiti: in visibilio i critici televisivi, diffidenti i telespettatori. Da un lato, la serie ha macinato Grammy Awards e critiche più che positive: ancora oggi basta scorrere la relativa voce su Wikipedia per leggerne alcune, accompagnate da perle del tipo

«The show is highly intertextual and reflexive, features commonly associated with postmodernism»,

che effettivamente mettono in luce alcuni degli aspetti più brillanti della serie. Dall’altro lato, il pubblico statunitense ha riservato sin dall’inizio un’accoglienza altalenante allo show, trasmesso in prima serata dopo The Simpsons. Negli altri Paesi, i telespettatori hanno avuto esperienze diverse, dipendenti dalla propria cultura e dalle proposte delle reti televisive: in Italia, ad esempio, l’aver rinominato il tutto come Ti presento i miei (?) ed averlo proposto a mezzanotte (…) su Italia 1 con toni pruriginosi non è stato esattamente viatico per un successo corposo. Basti ricordare l’interesse sollevato per Ugly Betty e la relativa programmazione per dimostrare che la rete Mediaset sa lanciare un prodotto di successo, se ci crede.

Certo, Arrested Development non è uno show da prima serata, per il palato del pubblico italiano di massa: troppo raffinato in termini di stile narrativo, montaggio, fotografia; troppo audace nel trattare con leggerezza temi sensibili nella nostra mentalità provinciale (vedi amore, avidità, omosessualità, morte, rapporti familiari, disoccupazione, detenzione). In tutto il mondo, l’uscita in DVD dei cofanetti relativi alle prime due serie, per coloro che amano questo tipo di televisione innovativa, è stata una vera e propria manna dal cielo; i fan italiani della disastrata famiglia Bluth, però, non hanno ancora goduto dell’arrivo della terza serie, purtroppo al momento (probabilmente per sempre) l’ultima ad essere stata prodotta e quindi trasmessa su Fox.

Sin dalla brusca interruzione, si sono inseguite ipotesi riguardo al futuro della serie e del suo creatore, Mitchell Hurwitz: la sensazione è che questi abbia pensato di poter abbandonare la sua creatura per sfruttare altrove la grande fiducia ottenuta, senza però riuscire a portare a termine nessuna iniziativa altrettanto innovativa. Proprio in questi giorni è tornata in auge l’idea di un film, sebbene il tipo di commedia renderebbe difficile costruire una pellicola di successo: lo vedrebbero solo i fan della serie, abituati ai prevedibili riferimenti incrociati con gli episodi televisivi. Possiamo perciò sperare in un ritorno in grande stile nelle TV statunitensi, consci del fatto che realisticamente non avverrà mai: gli anni passano, ma il brutto vizio delle cancellazioni resta.

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