Noiosissimi mesi politichesi (ricominciamo)

Questo potrebbe essere il post più breve della storia di questo blog: basterebbe un link all’articolo “Noiosi mesi politichesi in vista”, scritto nel gennaio 2006. Poco è cambiato rispetto ad allora: stiamo di nuovo guardando l’anno appena iniziato per scoprirlo contrassegnato ancora una volta da elezioni politiche ed amministrative a livello italiano e da un quadro di crisi economica in ambito internazionale. Le uniche differenze visibili al momento riguardano la diversa genesi della situazione: un brusco crollo del governo in carica in Italia (nel 2006 venivamo da 5 anni di montagne russe berlusconiane) ed un pessimo circolo vizioso macro-economico che ha portato all’inizio di una fase di recessione globale dopo anni di crescita tendente allo zero.

Le due differenze rispetto al 2006 convergono in realtà in unico punto: una crescita esponenziale del senso di pessimismo diffuso in Europa, in particolare in Italia. La comunicazione politica, facile immaginarlo, sarà la prima vittima di questo frangente: via le speranze nei ministri blogger, si ritorna alle solite contrapposizioni (centro)destra verso (centro)sinistra, liberisti verso liberal, forza del nuovo verso retaggi del passato (i due ruoli possono essere svolti in maniera intercambiabile dalle due fazioni). Via all’auspicato ritorno al proporzionale: la legge elettorale è quella dell’ultima tornata, ma la pessima esperienza dell’ingovernabilità vissuta negli ultimi due anni farà sì che i toni si accenderanno all’interno delle coalizioni ancor più che tra i due poli.

Se nel 2006 il tema delle Primarie era di voga in Italia, ora le Primarie negli Stati Uniti e la loro portata mediatica diventano, come era stato previsto, il tema caldo nei modelli delle macchine informative dei partiti. Ma se negli Stati Uniti il Web è diventato il fulcro delle campagne elettorali soprattutto per motivi economici (si tratta pur sempre di un meraviglioso sistema per raccogliere fondi per le incomprensibilmente costose campagne finalizzate alla nomination nei due partiti), in Italia si tratterà ancora una volta di scimmiottare quanto già visto “di là” (slogan, eventi, comizi, ma anche modalità di interazione in Rete), pur tenendo sempre presente che l’obiettivo ultimo è apparire il più possibile (e per più tempo possibile) in televisione.

Tutti aspettiamo il guizzo vincente: in un sistema maggioritario come quello esistente, avere un bacino del 30% di elettori “indecisi” a due mesi dalle elezioni fa sì che chi riuscirà a comunicare meglio i propri programmi (e perché no, anche la propria visione, che non fa mai male) potrà crescere nei sondaggi e piano piano avvicinarsi all’agognato premio di maggioranza. Molti sostengono che sia le elezioni statunitensi che quelle italiane hanno già dei vincitori in pectore che solo “per miracolo” potranno essere scalzati dai loro avversari: nel giro di pochi mesi scopriremo perciò se l’ovvio vince sempre, o se la comunicazione politica riesce davvero a risvegliare coscienza pubblica ed interesse tra i cittadini demotivati.

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