L’affaire Barnard – Gabanelli e la tutela dei giornalisti

La vicenda che più ha toccato la Rete in questi giorni l’ha sintetizzata in poche parole Filippo Facci questa sera, su Macchianera:

«un giornalista fa un’inchiesta per Report che viene apprezzata, mandata in onda, lodata, perciò replicata due anni dopo, ma a un certo punto querelata; e la Rai e la Gabanelli non solo abbandonano il giornalista al suo destino, ma gli comunicano che nel caso si rivarranno su di lui.»

Facci ha il dente avvelenato contro la Rai: la richiesta di 10 milioni di Euro di danni è stato uno dei tormentoni precedenti della Rete. Le origini della vicenda-Facci non sono dissimili da quella di Barnard: ma se nel caso di Facci si tratta di una presa di posizione della Rai in quanto soggetto offeso, in quello di Barnard subentra il problema del contenuto scatenante. Facci aveva dato della cloaca alla TV di Stato, Barnard aveva denunciato il comparaggio nel settore farmaceutico rendendo la Rai meritevole di attenzione nel suo svolgimento del ruolo difficile di “servizio pubblico”. Un gesto nobile, di “vera” informazione, che la Rai doveva difendere sino in fondo, in tutte le sedi di giudizio: al contrario, l’Azienda ha promesso al giornalista di rivalersi nei suoi confronti.

È pur vero che Paolo Barnard avrà dei propri interessi in gioco, visto che scrive da anni a destra e manca per accusare la Gabanelli di infiniti misfatti: tuttavia, nel momento in cui ha realizzato il servizio contro le multinazionali del farmaco, era un autore Rai a tutti gli effetti, come tutti gli altri. Che poi sia andato via da Report per oscuri motivi personali (il che porta l’acredine tra l’autore e la conduttrice a punte eccessive), poco importa: la sua “famosa” lettera riporta fatti, date e considerazioni condivisibili a proposito del ruolo della Rai e dei rapporti con i tanti (troppi) giornalisti free-lance che collaborano con le sue trasmissioni di punta. Viene da domandarsi, tra l’altro, di cosa si occupino i giornalisti dipendenti, visto che puntualmente i servizi più brillanti vengono realizzati da esterni.

Il fulcro della vicenda è stata la discussione avvenuta sul Forum ufficiale di Report, condotta dai telespettatori delusi dal comportamento dello staff della trasmissione e della conduttrice, solitamente nota come paladina dei deboli. Milena Gabanelli ha partecipato, si è difesa ed ha difeso la Rai: solo una parte dei suoi fan si è lasciata convincere dalle sue argomentazioni, molti hanno appoggiato Paolo Barnard nel suo denunciare modi e tempi della sua epurazione dalla TV di Stato. Difficile sapere da che parte stia la verità: una ferita è stata aperta ed ha coinvolto attivamente una parte dei telespettatori di Report. Per tutti gli altri, tanto amaro in bocca: se anche i programmi di denuncia meritano di essere denunciati, qualcosa si è incrinato nel rapporto di fiducia giornalisti – cittadini.

10 pensieri su “L’affaire Barnard – Gabanelli e la tutela dei giornalisti

  1. Un giornalista che faccia semplicemente il giornalista, che rispetti il pubblico e il codice deontologico esiste in Italia?

  2. Ho risposto, nel secondo commento, alla domanda che mi posi nel primo. Ebbene, incontro giornalisti frequentemente e molti, verifico, riportano correttamente quanto dichiaro. Qualcuno ha disatteso la mia fiducia ma nell’economia generale è un’eccezione. Nelle interviste, occorre puntualizzare, io parlo di cultura, non di politica: questo è il fattore differenziante. Aggiungo che detesto e disistimo coloro i quali svendono insieme alla penna anche la propria libertà in cambio di soldi e privilegi. Il vero privilegio sta nell’espressione libera e scevra da ogni forma di condizionamento.

    Rita Bellacosa

    P.S. Si, sono io dell’Ape car a George Clooney

  3. Sono leale e coerente. Chissà se mai qualcuno riporterà quanto sto per scrivere! Ebbene, sono talmente leale e corretta che ho pronunciato NO clamorosi. Riguardo la storia dell’Ape car, un’altra, al posto mio, si sarebbe arricchita. Ora sarei su tutti i giornali, magari sarei ospite fissa in trasmissioni televisive. Invece, per non costruire la mia popolarità “sciacallando” sulla popolarità di George Clooney, ho detto NO. Ho detto NO a Maurizio Costanzo, e mi scuso con lui, che mi ha fatto telefonare per due mesi, costruendo una trasmissione unicamente intorno a me, la donna italiana Rita Bellacosa che guarda all’uomo straniero George Clooney. Ho detto no a Rai 1, Rai 2, ad interviste nei telegiornali con troupes a casa mia all’una, le due di notte. E poi NO a servizi fotografici e perfino al calendario. Ho rilasciato decine e decine di interviste senza percepire un solo centesimo. LEALE oppure IDIOTA? Credo molto, molto IDIOTA! Vorrei avere l’occasione di rifarmi, pensate che ho speso per Clooney più di 40.000 Euro, tutto ciò che avevo. Detto da una che si mantiene da sola.

  4. Credo che questa botta di sincerità, della quale mi stupisco io stessa, interesserà molti. Non c’entra, lei ha ragione. Cmq ritengo non danneggi né lei, né la mia solida posizione d’intellettuale.

  5. Pingback: Pingback dall’articolo » Una nuova occhiata al .commEurope Zeitgeist

Rispondi a Rita Bellacosa Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.