Rai Due, la rete televisiva in eterna crisi di identità

Lord Lucas ha esaminato con attenzione il nuovo flop televisivo firmato Simona Ventura: questa volta si tratta di “X Factor”, (l’ennesimo) talent show finalizzato (per l’ennesima volta) a scoprire “nuove stelle” musicali. L’analisi è molto interessante perché sottolinea come il programma, pur con tutti i suoi limiti, è stato letteralmente mandato allo sbaraglio dalla rete: è sensazione diffusa (basti leggere i commenti all’articolo in questione) che se la stessa trasmissione fosse stata trasmessa da un’altra rete o, quanto meno, in uno spazio di palinsesto più sensato, avrebbe potuto avere esiti decisamente migliori. A questo punto sorgono parecchi dubbi sull’attuale direzione di Rai Due: perché la seconda rete di Stato viene gestita in maniera così cattiva? C’è un disegno dietro la delirante programmazione quotidiana?

Le questioni, al di là di ogni retorica, assumono rilevanza soprattutto rispetto all’ampio dibattito pubblico che ha accompagnato entrambe le nomine di Antonio Marano a direttore di Rai Due: un personaggio che arriva in un’azienda in veste di ex deputato (per di più di un partito “particolare” come è la Lega Nord) deve dimostrare il doppio del suo valore per diventare un manager credibile. Marano ci ha provato seriamente al primo giro, dopo la nomina del 2002: tante polemiche per l’epurazione di Michele Santoro, ma anche programmi di successo come “Chiambretti c’è” e (sigh) “L’Isola dei Famosi”. Il ritorno nel 2006, invece, è stato contrassegnato soprattutto dai flop: “Desperate Housewives” e “Lost” a parte, tutte le altre iniziative (chi non ricorda l’orripilante “Wild West”?) di questo nuovo mandato sono naufragate sotto uno share tristissimo, quasi sempre di molto inferiore alla media storica di rete.

Sorge il dubbio che Rai Due abbia ormai un pubblico consolidato ma in lenta involuzione: che si dedichi l’intera programmazione della rete alle Olimpiadi (è successo con Torino 2006, ad esempio) o si proietti il monoscopio, sorge il dubbio che il “popolo di Rai Due” sia sempre lo stesso, limitato e in continuo calo. Un pubblico troppo eterogeneo per essere davvero interessante per gli investitori pubblicitari: sicuramente formato dalle tante casalinghe abituate ai soporiferi programmi del pomeriggio, ma difficilmente da quei “giovani” che Rai Due continua a dire di voler raggiungere come risposta al posizionamento (quello sì davvero chiaro) di Italia Uno. Simona Ventura, che ormai appare nel 50% del palinsesto live della rete, si odia o si ama: difficilmente un pubblico davvero “giovane” può esaltarsi davanti a programmi da catalessi istantanea come “L’Isola dei Famosi” o la versione Venturesca di “Quelli che il Calcio”.

Proprio quest’ultimo programma, d’altronde, è il simbolo del declino di questa rete televisiva: quando aveva una natura decisamente più corsara e veniva guidato su Rai Tre dal piglio innovativo di Fabio Fazio, era sicuramente un punto fisso della domenica televisiva di qualità. Ora, su Rai Due, ha assunto la stessa patina del resto della programmazione: un vischioso flusso di antipatia che travolge tutte le trasmissioni, da quelle del mattino dei week-end a quelle della tarda notte durante la settimana. Non c’è genere televisivo innovativo che non venga travolto dall’insipienza che trabocca dall’imbalsamato palinsesto di Marano: stavolta è finito in mezzo “X Factor”, ma non è difficile immaginare che qualsiasi programma proposto su questa rete farà la stessa fine ingloriosa. Che Marano ringrazi le serie televisive che ancora gli salvano le medie di rete: non basterà Santoro a fare da foglia di fico degli insuccessi.

3 pensieri su “Rai Due, la rete televisiva in eterna crisi di identità

  1. Anche la triste comparsata di Perla Pavoncello si è consumata su Raidue… Non era una “precaria” ma una “flessibile” per mano amica, non ha affatto giovato alla reputazione di Scienze della Comunicazione in Italia e ha tolto il velo all’ignoranza della più grande agenzia di stampa italiana su questo Corso di Laurea. La denominazione scorretta compare trionfale su Google cercando la notizia, e s’aggiunge a quelle già presenti on-line. Si provi a cercare le locuzioni virgolettate “scienze delle comunicazioni”, “scienza della comunicazione”, “scienza delle comunicazioni” (questo il doppio errore dell’Ansa), e si avrà davanti un variegato repertorio d’ignoranza.

    Mi perdonerai il travalicamento dei confini topici? Chissà… Ma capirai che è l’ennesima goccia, ma il vaso non trabocca.

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