Televisione digitale terrestre e IPTV: la sfida continua

Dove saranno finiti i profeti dell’IPTV che nel 2005 prevedevano un’esplosione, proprio nei mesi che stiamo vivendo oggi, degli abbonati alla TV via cavo? Facile: sono passati a prevedere boom ancora maggiori da qui ai prossimi anni. Previsioni, bisogna dire, abbastanza fantasiose: fino ad ora la mini-impennata delle sottoscrizioni (ma si parla sempre di centinaia di migliaia di utenti, non certo di decine di milioni), è dovuta esclusivamente alle offerte semi-gratuite dei 4 principali operatori (Telecom Italia, Fastweb, Wind, Tiscali), che stanno provando a penetrare il mercato continuando a inseguire il mito del triple play.

Piacciono a molti la pubblicità di Diego Abatantuono per la TV di Alice o di Valentino Rossi per quella di Fastweb: nel concreto, però, le attivazioni stanno avvenendo più per il pressante pressing dei call center outbound nel proporre offerte “a tutto tondo” che per un effettivo interesse delle famiglie. I vantaggi del mezzo, infatti, sono tutti da dimostrare: Fastweb punta tutto sulla presenza di Sky (sigh) nel proprio bouquet e Alice sulla monumentale (?) offerta on demand, mentre Infostrada e Tiscali si stanno ancora chiarendo le idee. Inutile anche aggiungere che il continuare a definire “banda larga” l’ADSL non aiuta nella qualità del servizio.

Gli esperti del mercato sottolineano che l’unico servizio che abbia un certo seguito sia il servizio di digital recording delle trasmissioni analogiche offerto da Fastweb con sommo sprezzo dei diritti d’autore delle reti originali. Qualcosa di non troppo dissimile da Ricky Records, che tuttavia consente il consistente vantaggio di poter acquistare trasmissioni spot e senza un contratto così forte come quello che gli utenti delle varie IPTV italiane devono sottoscrivere anche solo per godere dei periodi di gratuità dell’offerta. Gli investimenti per l’IPTV, d’altronde, sono corposi ed è bene garantirsi la fedeltà dei propri sottoscrittori, anche di quelli “per caso”.

In uno scenario simile, i detentori dei diritti televisivi si leccano i baffi. C’è sete di contenuti ed è difficile che, oltre alle infrastrutture, le TelCo inizino ad investire pesantemente nella produzione di contenuti. Più facile, appunto, “rubarli” o semplicemente stringere accordi per includere nelle offerte IPTV canali già presenti su altre piattaforme. Ed è qui che il digitale terrestre fa il suo ingresso trionfale: il suo destino di piattaforma ufficiale per televisioni e televisori europei fa sì che attori che stanno interpretando correttamente le tendenze del mercato come Mediaset si troveranno a divenirne leader non solo nella propria piattaforme nativa, ma anche in quelle alternative.

Sarebbe ora che anche la Rai si desse una svegliata, invece di continuare ad infilarsi in vicoli ciechi come quello della brutta storia della “sperimentazione” dell’alta definizione in vista degli imminenti Europei di calcio. Fino ad ora solo Telecom Italia Media, con iniziative tipo Qoob e La7 CartaPiù, è sembrata cavalcare l’onda del digitale terrestre in maniera almeno paragonabile (con le necessarie proporzioni) a quella di Mediaset. Il digitale terrestre, nella sua bruttezza tecnologica, è il nuovo eldorado televisivo italiano ed è bene adeguarsi: poi è bene che esistano offerte alternative come quelle via IPTV, sperando che siano alternativi anche i contenuti.

4 pensieri su “Televisione digitale terrestre e IPTV: la sfida continua

  1. Non conosco nessun altro che mi faccia capire così bene gli sviluppi della televisione: si vede che per spiegarli ammodo, requisito essenziale è non guardare la tv 🙂

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