La gestione dell’immagine di Mara Carfagna e la credibilità del Governo

Non passa giorno senza che un Istituto di ricerca, un quotidiano o un sito Web propongano all’attenzione dei cittadini i risultati di un qualche sondaggio riguardante la popolarità dei componenti del Governo Berlusconi o l’opinione sui provvedimenti adottati (pochi), sui disegni annuncianti (molti), sulle polemiche tra Gruppi parlamentari su argomenti futili (troppe). In fin dei conti si tratta della naturale estensione nell’agorà politica quotidiana delle dinamiche dell’agone elettorale (pressoché) annuale. I sondaggi condizionano il voto anche in Italia come all’Estero succede ormai da tempo: non poteva mancare il completamento dell’abitudine con l’adozione della popolarità personale dei politici come driver per orientare l’azione di Governo.

Ecco che, inevitabilmente, un occhio di bue si è acceso sul panorama politico per illuminare Mara Carfagna, che dell’Esecutivo è probabilmente la rappresentante più famosa (capo del Governo escluso, ovviamente) per larga parte della popolazione. Nel suo curriculum compaiono concorsi di bellezza, vallettaggio televisivo su reti pubbliche e private, calendari scosciati: un volto noto, insomma, quindi per definizione rassicurante. Più giovane di una Gabriella Carlucci, più spigliata di una Stefania Prestigiacomo, dalla prosa migliore rispetto a Topo Gigio: una figura perfetta, pertanto, per svolgere il ruolo di Ministro delle Pari Opportunità, con ampie deleghe su temi di attualità.

La foto ufficiale della Deputata Mara Carfagna nella XV LegislaturaMara Carfagna, nel 2006, suscitava tenerezza: sin dalla foto ufficiale da Deputata con gli occhi da cerbiatto sperduto nel bosco, ha sempre cercato di dissuadere il pubblico (ops: l’elettorato) che lei era lì perché brava, laureata in Giurisprudenza e stimata dal futuro Premier. E nonostante questo, finiva sempre in prima pagina più per vicende di cronaca rosa (chi non ricorda l’affaire Berlusconi – Lario – Carfagna) che per effettivi contributi al dibattito politico. Cosa pensassero di lei le deputate parte della Maggioranza è cosa nota: rimarrà sempre il dubbio di cosa di cosa rappresentasse la sua sovra-esposizione mediatica per le silenti parlamentari del Centrodestra all’opposizione.

La foto ufficiale della Deputata Mara Carfagna nella XVI LegislaturaMara Carfagna, nel 2008, è una donna che comunica sicurezza (?) e sobrietà: addio capelli da soubrette, ecco un taglio più istituzionale; arrivederci tailleur da discussione di laurea, ecco la camicetta da manager scafata. Altro che il passato imbarazzante di Michela Vittoria Brambilla: Mara ha appena qualche foto un po’ osé da farsi perdonare ed un Ministero fatto apposta per esercitare una vigorosa azione ispirata al benpensantismo. La comunicazione politica ricorda canoni troppo televisivo-dipendenti? Lei ci ricorda i valori della famiglia. I blogger la sfottono per il suo blog-comunicato-stampa-dipendente? Lei ci ricorda i valori della famiglia. Gay, lesbo e trans la provocano chiedendo reali pari opportunità? Lei ci ricorda i valori della famiglia. Il che, a noi, ricorda tanto Michele Guardì.

7 pensieri su “La gestione dell’immagine di Mara Carfagna e la credibilità del Governo

  1. Ma sei diventato buonissimo! A me pare qualcosina in più di un problema di immagine. A parte, come dici tu, la prosa migliore di Topo Gigio che invece il topo è meglio! 😉

    Era il mio amatissimo personaggio di bimba… 🙂

  2. Pingback: Pingback dall'articolo » Orientalia4All » Lapo Lapo... e se con Mara le Pari opportunità?

  3. Sì ai blogger piace moltissimo, specie certi che mettono donne e donnine seminude nel loro blog (dico piccoletti, non Panorama o Macchianera)

    Beh, invece io proprongo addirittura un duo Lapo-Mara 🙂

  4. La TRAPPOLA delle donne.

    Mi auguro che le donne in generale non stiano ricadendo nelle solite “trappole” del passato.

    Quanto sta avvenendo mi ricorda quanto lessi sulla condizione femminile del dopo guerra, in cui la donna aveva ripreso un ruolo importante nella società italiana in quanto era stata un pilastro durante le guerre partigiane portando le necessarie informazioni, viveri e armi, agli uomini che si dovevano nascondere nelle montagne. Tuttavia, finita la guerra, una certa cultura millenaria maschilista forte anche dell’appoggio di molte donne affette dalla ormai genetica frigidità cerebrale di secoli di sottomissione, cominciarono un linciaggio mediatico e religioso che rintuzzò l’improvvisa voglia di emancipazione femminile. Ci sono poi voluti molti decenni fino al 1972 perché si rivedessero le donne per strada a rivendicare la propria autodeterminazione (ma quante botte presero tanto che per un anno non vi furono più manifestazioni).

    La donna, in questa società ambigua, a mio parere, combatte legittimamente con tutte le armi che dispone. Se usa anche quella della bellezza non la biasimo. Il problema non sono le donne cosiddette “veline”, ma gli uomini che vogliono fare gli intellettuali o gli statisti, mentre ragionano (anche di fantasia) sempre e solo con il … “l’attributo” (quello che c’è o che è rimasto).

    La nostra società in generale e soprattutto quella politica istituzionale, riflette, purtroppo, l’ingannevole morale dei mafiosi, in una mano l’immagine della Madonna e nell’altra la pistola. Ma d’altronde, quando si chiede alla gente comune perché va in vacanza, tutti rispondono che lo fanno per cultura o per rilassarsi, mentre non ho mai sentito dire a nessuno (pubblicamente) che è solo e finalmente per cercare sesso, anche omosessuale, perché (pubblicamente) qui in Italia rimane un tabù (e poi al ritorno, per ritrovare la verginità culturale fanno pure morale gratuita soprattutto sugli omosessuali). Siamo in generale un popolo culturalmente e scolasticamente bigotto di “attori” (mentitori) e il nostro Parlamento e le nostre Istituzioni, non possono che esserne un riflesso, o forse viceversa.

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