La TV italiana di fine 2008: cosa aspettarsi

Nelle ultime settimane TVBlog ha illustrato i prossimi palinsesti autunno-inverno. Con la consueta attenzione per i dettagli, gli autori del blog televisivo più famoso d’Italia sono riusciti a trasmettere ad un ampio pubblico ciò che un tempo era destinato agli addetti ai lavori: i risultati degli incontri tra investitori pubblicitari, concessionarie pubblicitarie ed editori televivi nazionali, frammezzati da aggiornamenti sull’involuzione in corso in casa La7 e da interviste ai protagonisti dell’industria televisiva.

Prendiamo, ad esempio, quella a Carlo Bixio, patron di Publispei, alias una delle case di produzione nostrane più quotate sul panorama europeo della fiction. Dall’alto del successo di serie come Un medico in famiglia o I Cesaroni, Bixio riesce a tracciare in poche parole la dinamica più importante dello scenario competitivo: Sky ruba spettatori giovani a Mediaset, Mediaset deve iniziare a rubare un po’ del pubblico Rai per continuare a garantire un numero sufficiente di eyeballs ai suoi investitori.

Su questo sfondo si muoveranno i personaggi più celebri del piccolo schermo: vecchie glorie riesumate e scalpitanti primedonne contemporanee insieme per affrontare il grande spauracchio collettivo, cioè la fuga del pubblico dalla televisione e dalle reti generaliste in particolare. Fuga prevista, tra l’altro, da parte dei target più ambiti dai pubblicitari, cioè coloro che proprio in base al maggiore potere d’acquisto possono acquistare contenuti televisivi a pagamento o ricorrere a forme di intrattenimento diverse.

Non si può non leggere in quest’ottica, d’altronde, la saggia idea di Mediaset di puntare con decisione sugli investimenti del digitale terrestre a pagamento: sulla lunga distanza, 100.000 spettatori di un canale a pagamento contano molto di più di un risultato magari 30 volte maggiore (ma tendenzialmente insignificante) sulle TV generaliste. La nascita di Digitalia ’08 accanto all’ingombrante sorella maggiore Pubblitalia ’80, d’altronde, dimostra come per le reti del futuro i canali a valore aggiunto possano rappresentare il mix perfetto di introiti da abbonamenti e da flussi pubblicitari.

Ma se i contenuti più pregiati migrano su questi canali, cosa rimane alle reti formato famiglia? Sicuramente, fiction a volontà: non esiste palinsesto autunno-inverno che non ricorra ampiamente a questo tipo di programma, sia esso prodotto di importazione (vedi Rai Due e Italia Uno) o prodotto direttamente dalla reti più importanti (Rai Uno in primis), che poi possono trasmettere a ripetizione gli episodi dei polpettoni nazional-popolari di maggior successo.

L’altro ingrediente di cui gli Italiani godranno (?) in maniera diffusa saranno i varietà, declinati nelle più ampie tipologie: un po’ meno reality show del passato, un po’ più di trasmissioni strappa-lacrime in cui puntare dritti al cuore del target maturo che rimarrà davanti alla TV nelle fredde notti di fine 2008. Maria De Filippi a tutte le ore, ma anche Raffaella Carrà recuperata dal sarcofago delle star in disuso, mixate con i personaggi in fuga da La7: si parla di un sacrificatissimo Chiambretti in versione Affari Tuoi, ma anche di una Bignardi in versione talk show in Rai.

Nulla di clamorosamente nuovo sotto il sole, insomma: tante edizioni nuove di programmi vecchi, magari di decenni (alzi la mano chi non pensa a Striscia la Notizia). Sarà un altro periodo di garanzia che, senza troppe pretese, permetterà ai broadcaster di scivolare velocemente verso la tanto attesa migrazione totale al digitale terrestre, unico piccolo-grande evento che toccherà davvero in profondità il mercato televisivo nostrano: fino ad allora, tanta sonnolenza in prima serata. Gratis.

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