Google Chrome e il mercato ICT visto col cuore

Sulla strategia di marketing del lancio di Google Chrome è già stato detto tutto in Rete: anche i meno avvezzi alla materia hanno intuito la portata innovativa del lancio detto/non detto con un fumetto divulgativo, mentre i più sensibili ai temi della strategia aziendale hanno intuito l’importanza significativa di questo prodotto per una Google che ormai non è più e non è solo una Web company, ma un attore leader dell’ICT a tutto tondo. Nulla da eccepire, anzi: onore al management di Google per essere riusciti a sviluppare un prodotto di qualità così lontano da occhi indiscreti, salvo riuscire a farlo deflagrare sul mercato con una veemenza mediatica raramente ricordata in passato. Quando anche i telegiornali di Stati come quelli del Sud Europa arrivano a parlare di un software in termini talmente trionfalistici, viene da dire che Google dovrebbe elevare un monumento a Stefano Hesse e ai suoi collaboratori sparsi per l’Europa.

C’è solo un problemino, in tutto ciò. E cioè che in pochi sembrano aver compreso davvero il contenuto degli interventi dei media tradizionali sull’argomento. Inutile dire che non ci si riferisce agli Internet addicted, che giustamente sono corsi in massa a scaricare l’applicazione gratuita, né all’estremo opposto a coloro che non hanno mai acceso un PC in vita propria; si fa riferimento, piuttosto, alla crescente parte della popolazione che gode di un accesso ad Internet, anche solo perché a disposizione in ufficio. Sono coloro che non hanno idea di cosa sia Firefox, che dell’icona “Internet Explorer” sul desktop leggono la parte “Internet” e si accontentano, perché la grande “e” celeste è sinonimo stesso di Rete e Rete è sinonimo di Libero o Virgilio.

Per questa amplissima fascia di utenti, l’annuncio di Google Chrome rimane come una stella cadente in cielo: qualcosa che si intuisce essere importante, ma che non si comprende in pieno… E il cui ricordo, dopo pochi secondi, sparisce dalla mente. Se anche la parte più curiosa di questa ampia popolazione avesse voglia di avventurarsi nel cliccare sul link promozionale nella pagina di Google («Ma cos’è, un “browser”?», rimarrebbe perplessa nel leggere quelle tavole a fumetti così tecniche, seppur ben disegnate; se anche volesse lanciarsi nel download dell’applicazione, rimarrebbe fortemente scoraggiata dai messaggi di allarme del browser prima (si tratta di installare un eseguibile) e del firewall poi (visto che sconsiglierebbe di lasciare aprire le porte al programma di setup prima ed al nuovo browser poi).

Entusiasmiamoci pure per la genialità di Google Chrome così come facevamo per Mozilla Firefox. Ironizziamo sulla sua qualità rispetto all’improbabile Safari, con cui pure condivide pezzi importanti del codice. Ma teniamo presente che sarà sempre un gioco inter nos, di gente che sa di cosa parla e che sa come tenere d’occhio la crescente presenza di Google nella propria vita on line e si esalta nel leggere l’articolone di Wired che sembra proprio uno di quelli dei bei tempi andati. Però smettiamola di fantasticare sull’inevitabile declino di Internet Explorer, sul trionfo a scena aperta di Google e sulla morte di Microsoft nel giro di qualche mese: se si parla di mercato ICT, bisogna essere seri e ragionare con la testa, non col cuore.

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