Facebook vs. FriendFeed e la mappatura della propria vita

Il successo di Facebook in Italia negli ultimi mesi lo possiamo verificare tutti: alzi la mano chi ultimamente non si è meravigliato di incrociare sul social network più pompato dai media persone perse di vista da anni, ma soprattutto di cui si ignorava del tutto la vena tecnofila che, fino all’anno scorso, contraddistingueva gli iscritti a questa e alle altre reti sociali. La verità è che tale vena queste persone non l’hanno proprio: sono utenti della Rete di un nuovo tipo, insospettabili navigatori fino a poco tempo fa del tutto digiuni.

Ora è bello vederli scorazzare su Facebook, inserire foto e scambiarsi poke, contattarsi tramite applicazioni improbabili e andare alla ricerca di parenti e vecchie conoscenze. Si tratta di una sorta di democratizzazione della Rete che rende felici, ma che lascia qualche sospetto riguardo all’effettiva percezione che i neo-utenti di Facebook hanno della potenza del mezzo: dubbi che sorgono nel vedere professionisti descriversi mentre si puliscono il naso con le dita e colleghe che parlano dell’ubriacatura della sera prima.

I navigatori più esperti il proprio status lo rendevano noto da un pezzo con Twitter, si dirà. Eppure, quei messaggini da 140 caratteri hanno sempre avuto un fascino (e un contenuto) diverso da quello dello status o delle applicazioncine di Facebook: una mappatura selettiva del proprio quotidiano, un filtro furbetto per dare tutto sommato buona immagine di sé distribuendo (ove opportuno) i propri aggiornamenti solo agli amici più intimi. Poco più di un gioco di SMS virtuali tra amici virtuali, insomma.

Quei navigatori esperti, oggi, sono in massa su FriendFeed. Twitter è una piattaforma molto limitata mentre FriendFeed permette di mappare la propria vita virtuale (e tenere d’occhio quella degli altri), commentandola in maniera serena e divertente. Non molto diverso da Facebook, forse: ciò che cambia davvero, però, è la consapevolezza del mezzo; ciò che lo rende unico, è la capacità di mappare la propria vita e quella altrui, ma scegliendo se e come farlo, non subendolo su invito.

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