Il principio di Peter e le agenzie di comunicazione

Recita, sinteticamente, il principio di Peter:

«In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio massimo livello di incompetenza.»

Il principio, da decenni, fa fischiare le orecchie a parecchi professionisti: spesso risulta essere un campanello di allarme per la propria carriera, ma anche una consolazione per le vessazioni dei propri capi e uno strumento di analisi delle carriere dei propri colleghi.

Ma, usciti dal proprio giardinetto, possiamo utilizzare il principio di Peter soprattutto per provare a comprendere il perché i nostri interlocutori nelle aziende partner, fornitrici o clienti esse siano, risultino spesso clamorosamente fuori luogo o poco contenti del proprio ruolo aziendale.

Ci sono alcune professioni per cui l’ascesa non comporta drammi eccessivi: il migliore degli amministrativi, se dotato di un minimo di leadership, potrà diventare il coordinatore degli amministrativi. Ma il principio di Peter assume risvolti quasi drammatici nel mondo delle professioni creative.

Perché all’Account Manager della vostra agenzia di comunicazione si illuminano gli occhi quando parla di un’headline e scende la saudade quanto si tratta di concordare gli emolumenti? Perché probabilmente era il migliore dei copywriter e la “promozione” lo ha portato al nuovo ruolo manageriale.

Si tratta di un meccanismo perverso, che imperversa nella maggior parte delle agenzie di comunicazione italiane, siano esse tradizionali o legate ai nuovi media. Orde di professionisti della comunicazione che devono improvvisarsi venditori provetti, maree di creativi che devono reinventarsi una carriera pur di fare carriera.

Non si esce dal labirinto: se si è creativi, si soffre per la mancanza di possibili evoluzioni per la propria vita professionale. Se si è responsabili di agenzia, si cerca di dare loro opportunità di carriera come sviluppatori di business. Ossia, si spalanca loro le porte dell’inferno pensando di mandarli in paradiso.

2 pensieri su “Il principio di Peter e le agenzie di comunicazione

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