La Pasqua dei terremotati e dei giornalisti invadenti

Difficilmente si ricorda una Pasqua tanto amara in Europa. Il ricordo di 300 vite spezzate è vivido e le difficoltà viste negli occhi di persone troppo simili a noi per essere ignorate hanno segnato profondamente questi giorni di (presunta) festa.

Non può evidentemente esistere nessun altro tema meritevole oggi di riflessioni profonde se non quello del terremoto e così anche .commEurope si adegua: ovviamente, il focus è verso il tema principale di questo blog, cioè la gestione della comunicazione.

Il terremoto a L’Aquila, d’altronde, rimarrà impresso nelle nostre menti anche per il pessimo servizio che i giornalisti di tutte le testate e di quelle televisive in particolare hanno reso agli abitanti delle zone terremotate prima che a noi spettatori.

I giornalisti hanno infatti abbondantemente intralciato i lavori di salvataggio e di soccorso ai terremotati. Va bene il diritto di cronaca e grazie per il sacrificio (…) dei viaggi su e giù tra Roma e L’Aquila, ma forse si poteva evitare di far precipitare la situazione.

La sensazione che si è diffusa in Rete è quella che i telegiornali abbiano dimostrato un tale interesse per gli ascolti da essere diventati poco credibili quando hanno cercato di dimostrare compassione e pietà per le vittime e supporto ai soccorritori.

Ascolti, peraltro, del tutto inutili a fini pubblicitari. La Rai, in particolare, ha bruscamente ridotto la trasmissione di spot e reso pertanto inutile la corsa all’audience. Corsa che, a questo punto, si sospetta essere un esercizio di auto-esaltazione fine a sé stesso.

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