A che punto è la crisi?

Se si dovesse guardare la crisi dal punto di vista della comunicazione politica, si farebbe oggi fatica a capire dove sono posizionati il nostro mondo e la nostra economia. La sensazione è che, dopo i drammi finanziari dello scorso autunno in cui i politici internazionali dovevano comunicare ottimismo a tutti i costi, ora abbiano iniziato a cambiare atteggiamento. La confusione, quella sì, continua comunque a farla inevitabilmente da padrone universale.

Ci sono titoli celebri che, nelle Borse di tutta Europa, hanno quintuplicato il proprio valore dalla primavera ad oggi. Sono spesso azioni di Istituti finanziari che, dopo aver raggiunto quotazioni poco coerenti con il loro valore “reale”, negli ultimi mesi hanno fatto la fortuna di chi ha avuto il coraggio di investire la liquidità che, appena pochi mesi prima, aveva messo sotto il materasso, spaventato dai crolli dei fondi comuni in tutto il mondo.

I politici, nel frattempo, si sono resi conto che in questi mesi la crisi ha cambiato volto, mutando da finanziaria ad economica. Se prima crollavano i titoli di chi aveva soldi da investire, oggi sono crollati i consumi di chi i soldi li usa per sopravvivere. A volte per motivi oggettivi, vedi precari rimasti a casa, altri per puro senso di sfiducia, vedi responsabili d’acqusisto spaventate/spaventati dal vedere uno stipendio e una carriera che non vanno da nessuna parte.

La comunicazione politica si sta progressivamente adeguando a questo mood, anche se risulta difficile a tutti riuscire a capire qual è il modo migliore di comunicare sicurezza a chi vive nell’incertezza. I candidati alle recenti Elezioni Europee hanno accuratamente evitato di prendere posizione in merito alla situazione economica, preferendo spostare l’attenzione verso la mondanità del Premier italiano o, al massimo, su eventi internazionali.

L’unico tormentone che sembra montare sono le tematiche energetico-ambientali che, realisticamente, costituiranno la prossima bolla dopo quella Internet-related e quella immobiliare. Ormai sono decenni che la nostra Europa (ed in generale tutto l’Occidente) va avanti a botte di flussi economici a senso unico. Speriamo che stavolta almeno il risultato finale sia davvero del bene fatto all’ambiente. Speriamo che anche stavolta serva per uscire dalla crisi.

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