Su queste pagine i giudizi nei confronti di Amazon Kindle non sono mai stati del tutto positivi. Il più famoso tra i lettori di e-book sin dal debutto sul mercato non ha brillato per innovazione tecnologica o ergonomia, ma va riconosciuto come sia riuscito a diventare l’oggetto più amato dai clienti del superstore di Seattle.
La sua vita su Amazon scorre ormai tranquilla: periodicamente vengono rilasciate nuove versioni che migliorano parzialmente l’esperienza utente, ma è ovviamente la crescente disponibilità di libri digitali che cerca di fare la differenza rispetto agli altri terminali; il modello è sempre più simile all’ecosistema iTunes/iPod di Apple.
Il prezzo finale dei libri non è particolarmente competitivo: spesso le versioni elettroniche dei libri costano quanto (o addirittura di più) di quelle cartacee. In loro favore c’è ovviamente la comodità di un testo virtuale, ricercabile e oggi addirittura prestabile a terzi; sui lettori forti, però, il cartaceo esercita ancora fascino.
Negli scorsi giorni il cofondatore di Wired Kevin Kelly ha ipotizzato che il pricing decrescente del Kindle possa presto arrivare a zero, o quantomeno essere affogato in bundle relativamente economici, sostenuti appunto dal costo più o meno integrale dei libri elettronici; il successo potrebbe trasformare il Kindle in uno standard.
Per quanto i (semi-)monopoli non siano mai augurabili, ci sarebbe bisogno di un po’ di standardizzazione nel settore; dall’altra parte, i negozi di libri digitali (anche in Italia) sono ormai diversi, quindi qualcun altro potrebbe prendere spunto dall’idea prima di Amazon stessa. Magari un editore di periodici, magari in Europa…