Frullato di grande distribuzione

Questa crisi sta durando talmente tanto che si potrebbero tranquillamente riciclare sui blog dei post di fine 2008 o metà 2011 riuscendo a piangersela tranquillamente per la perdurante sensazione di stallo di consumi e marketing. Una ricerca di AstraRicerche però è riuscita a toccare ulteriormente le corde del pessimismo:

«per il 70% degli intervistati “le cose vanno male o malissimo”. Un dato così vasto di pessimismo non è mai stato registrato dalla seconda guerra mondiale in su. Si pensi che nel 2010, ovvero a due anni dagli eventi della Lehman Brother e quindi dal sorgere della crisi economica mondiale, alla medesima domanda rispondevano in tal senso”solo” il 48% degli intervistati. Lo stato di pessimismo sulla vita del consumatore non si limita ad una previsione per il prossimo anno, bensì è un pessimismo che si proietta nella vita dei prossimi tre anni (addirittura chi ha risposto anche dieci anni) degli intervistati.»

In un simile contesto, ovviamente, in campo alimentare vanno fortissimo le private label, quantomeno quelle “moderne”, che trovano un equilibrio tra qualità e prezzi limitati. Ma è soprattutto negli altri settori che si vede il cambiamento maggiore. Basti guardare chi sono i vincitori di Retailer of the Year 2012:

  • Retailer of the Year Ikea
  • Arredamento Ikea
  • Articoli per la casa Mondo Convenienza
  • Articoli sportivi Decathlon
  • Borse e accessori Carpisa
  • Calzature Pittarello
  • CD, Dvd e videogiochi Media World
  • Elettronica Media World
  • Erboristeria Bottega Verde
  • Fai da te Leroy Merlin
  • Giocattoli Toys Center
  • Gioielli e bigiotteria Stroili Oro
  • Informatica Media World
  • Intimo e lingerie Tezenis
  • Libri e riviste la Feltrinelli
  • Moda bimbo e prima infanzia Ovs
  • Moda Donna H&M
  • Moda Uomo Conbipel
  • Ottica Salmoiraghi & Viganò
  • Profumeria Yves Rocher
  • Prodotti per animali Pet’s Planet
  • Ristorazione veloce McDonald’s
  • Supermercati Esselunga
  • Telefonia Media World.

La stragrande maggioranza delle insegne citate puntano sul pricing come leva distintiva: Media World in diverse categorie, Ovs o Tezenis nell’abbigliamento, Pittarello tra le calzature, per non parlare di McDonald’s o Carpisa. Forse solo la Feltrinelli o Yves Rocher, tra le catene citate, provano un mix diverso.

Se la succitata previsione di crisi perdurante si avvererà, sempre più il panorama della grande distribuzione si auto-frullerà in qualcosa di sempre meno riconoscibile, in cui catene insignificanti vendono prodotto insignificanti a prezzi livellati, a detrimento dei dipendenti e con minimi vantaggi per i clienti. Se non il prezzo.

1 pensiero su “Frullato di grande distribuzione

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